Goethe riferiva che l’avevano avvertito prima di arrivare a Napoli che avrebbe trovato 30, 40 mila oziosi. Niente di più sbagliato, scrisse dopo la visita. Ma non fu il solo a innamorarsi della città. È nel cuore di scrittori e intellettuali di tutto il mondo. Elsa Morante la definiva «la vera regina delle città, la più signorile, la più nobile. La sola vera metropoli italiana». Non è da meno Stendhal che sentenziava: «La città più bella dell’Universo». Già, ma allora perché tanti luoghi comuni? Perché gli italiani, e non solo loro, sono stati più impressionati dai cumuli di spazzatura che dalla bellezza di Castel dell’Ovo. Non sanno cosa sia Marechiaro o la straordinaria bellezza del Golfo. Perché si parla più di camorra che della grande tradizione culturale di quella città. I Borboni nei libri di storia vengono descritti solo come sanguinari fannulloni. Ma si dimentica anche che la prima linea ferroviaria italiana fu la Napoli-Portici nel 1839. Eppure su Napoli e i napoletani continuano gli stereotipi. Proprio a quelli si riferiva l’articolo del 23 febbraio, dopo la splendida vittoria contro i ricchi signori del Chelsea. Dispiace che qualche lettore non abbia capito che le offese riportate non erano altro che una descrizione di quei luoghi comuni di chi, forse per invidia, per pochezza culturale, per aridità, rivolge a Napoli e ai napoletani. Non certo il pensiero del cronista e tanto meno de Il Tempo. Così vogliamo elogiare, vantare il grande orgoglio di Napoli e della sua gente. Quella vittoria calcistica è il trionfo di una città e dell’intera nazione. I ricchi arabi e russi sono stati sconfitti. I loro soldi non sono bastati a battere il cuore e l’orgoglio. Vedendo la resa dei londinesi ci siamo sentiti tutti napoletani. Perché Napoli è uno splendido biglietto da visita dell’Italia tutta.
Di seguito l’articolo che ha scatenato la polemica
Nessun napoletano l’ammetterà. Perché non esiste un napoletano che non sia scaramantico. Ma quel che è certo è che dopo la partita con il Chelsea gli azzurri possono arrivare. Passare il turno. Insomma, possono osare laddove non riuscì ad osare neppure il Napoli dell’87 e nemmeno quello del ’91. Insomma, toccare il cielo con un dito, quel cielo che riuscì solo a sfiorare il Napoli inarrivabile, inaffondabile, il Napoli dei sogni, il Napoli di Maradona. Il 3 a 1 dell’altra sera parla chiaro. Può sembrare blasfemo ma Lavezzi può superare Dieguito. Anche senza aver vinto uno scudetto. Anche senza aver manco giocato nel Mondiale. Maradona infatti ha avuto uno storia piuttosto infelice in Europa, in quella che allora si chiamava ancora Coppa dei Campioni. Dopo il primo scudetto, la squadra di Diego beccò al primo turno il fortissimo Real Madrid di Hugo Sanchez e Butrageno. Era un undici fortissimo, tutto fantasia e follia, tutto estro e giocate fuori dal comune. Il suo limite fu di essere acerbo. E infatti nella partita di andata commise due errori d’immaturità e se ne tornò a casa con un secco due a zero. Al ritorno il San Paolo fu una bolgia infernale, il Real sembrava stordito e prese l’uno a zero su una ribattuta di Francini al 10′. E fu proprio Francini a sbagliare il passaggio decisivo che permise di far scattare il contropiede che portò al pareggio del El Buitre e alla chiusura dei conti. A quel punto Maradona e compagni ne avrebbero dovuti fare altri tre: impossibile. Lo stadio si gelò quella calda serata di metà settembre di un quarto di secolo fa. Quattro anni dopo il Napoli si presentò di nuovo in Coppa Campioni. Era un Napoli più maturo e più solido, ma con un Maradona che, finito il Mondiale di Italia’90, si era rituffato nella cocaina. Nella competizione europea, gli azzurri passeranno il primo turno con gli ungheresi dell’Ujpest Dozsa ma negli ottavi crolleranno a Mosca con un Dieguito, ormai già ombra di se stesso, che non volle partire con la squadra e che partì dalla panchina. E sbagliò il rigore decisivo. Stavolta Lavezzi e soci non hanno sbagliato e ne han già fatti tre di gol. Certo, a Londra sarà tutt’altra storia. Però sognare è lecito. Persino ai napoletani. Un popolo costretto a soffrire. La disoccupazione e la camorra. E andando a ritroso nella storia la fame, il colera, la carestia, l’occupazione nazista e quella alleata, la dominazione straniera. È per questo che i napoletani festeggiano tanto. A loro, popolo di straccioni, basta aver stracciato per una sera i ricchi e blasonati inglesi dell’aristocratico quartiere londinese di Chelsea. Basta aver annientato l’ivoriano Drogba, uno al quale sono stati offerti 23 milioni a stagione, una cifra con la quale ci si paga tutto il Napoli per un anno. Aver visto svanire Cole e Lampard, Essien e Sturridge. Insomma, basta aver goduto una notte. Perché solo di notte i sogni si possono avverare.
Fonte: Il Tempo
La Redazione
A.F.
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