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Il sogno infranto della Mariano Keller: tanti bambini perdono un punto di riferimento importante

Nella stanzetta che affaccia sui campi deserti, il rumore della pioggia che continua a cadere arriva come un sottofondo. Proprio come quello delle congetture. «Troppe, e a volte anche sbagliate. Ma noi andiamo avanti per la nostra strada», rompe il silenzio una ragazza bionda che sta seduta dietro una delle scrivanie. Sono passate da poco le cinque del pomeriggio, e nella direzione della scuola calcio Mariano Keller, grande fucina per piccoli talenti su via Uldarigo Masoni, tra Capodichino e Secondigliano, la preoccupazione trova l’argine di un’inattesa serenità. «Aspettiamo: che altro possiamo fare? Aspettiamo di capire come andrà a finire questa storia. Per quanto mi riguarda, sono disposta a lavorare anche gratis. Speriamo che la magistratura non ci costringa a chiudere», risponde con garbo una signora sui quaranta, impiegata nell’amministrazione, che preferisce non rivelare il proprio nome. «Il presidente ha imposto il silenzio stampa, non dovremmo parlare con nessuno», si ferma. Ma è giusto un attimo. Perché la voglia di raccontare è più forte di tutto, perfino dei veti. Così, la consegna del silenzio cede il passo ad un’accorata speranza. «Ci ha avvisati il direttore della scuola calcio verso le dieci di ieri mattina (mercoledì, ndr), poi è partito il tam tam dei messaggi e delle telefonate. Noi siamo caduti dalle nuvole, siamo rimasti scioccati. Non c’era nulla che potesse farci immaginare una cosa del genere. Abbiamo oltre 500 tesserati dai 5 ai 16 anni, divisi in trenta squadre. Moltissimi vengono da famiglie disagiate e spesso il presidente li ha fatti iscrivere a titolo gratuito. Qui facciamo il calcio pulito».
La Mariano Keller, nata nel 2004, è diventata in pochi anni un’eccellenza riconosciuta del calcio giovanile campano. Lo testimoniano da una parte il palmares e le convocazioni di alcuni talenti nelle rappresentative under 16 e di serie D; dall’altra la fitta rete di rapporti con società di serie A e B alle quali sono stati ceduti giovani talenti allevati qui. Eppure, sulla società due anni e mezzo fa s’era già abbattuta un’altra iattura: il grande centro sportivo “Il Boschetto”, ricavato nel Vallone dei Ponti Rossi, risultò completamente abusivo. Per questo, il cancello che dà sul complesso (un campo di calcio a 11, tre campi di calcetto ed uno di calciotto, tutti in erba sintetica, due palestre, due bar, un ampio spazio all’aperto e un ampio parcheggio, valore totale di due milioni) è chiuso con un lucchetto. «Ci siamo dovuti spostare al campo dell’Audax Casoria e al Paratina di Chiaiano, anche se la nostra vera forza era stare dentro la città», si rammarica l’impiegata, sottolineando ancora una volta la voglia di andare avanti. Una voglia che due papà condividono senza riserve: «Siamo increduli, i bambini continuano a domandarci se domenica si giocherà – raccontano -. Qui imparano le regole dello stare insieme, ma si vedono anche fuori dal campo, fanno le vacanze insieme. È diventata una famiglia. Crediamo sia doveroso tenere questi piccoli fuori da storie più grandi di loro. Tra l’altro, sono primi in classifica e anche sul piano sportivo non sarebbe giusto fermarli».
Chi di sicuro domenica non giocherà sarà la prima squadra, iscritta da questa stagione campionato nazionale di serie D, girone H. I ragazzi allenati da Ciro Muro, che fu accanto a Maradona nel Napoli degli scudetti, torneranno in campo solo il 9 febbraio, ma ieri si sono allenati regolarmente al campo Paudice di San Giorgio a Cremano, dove giocano le gare interne. Oltre a Muro, diversi ex calciatori del Napoli hanno collaborato con la Mariano Keller: tra questi, Nino Musella, scomparso di recente, e Giuseppe Volpecina, indimenticato terzino del primo scudetto. Adesso, dopo l’arresto del presidente Salvatore Righi (accusato di aver chiesto l’intervento del clan camorristico Contini per truccare nel 2009 l’incontro tra Gallipoli e Real Marcianise, Righi ha avuto partecipazioni anche nell’Arzanese) e il sequestro preventivo, sulla Mariano Keller, che impiega una cinquantina di persone tra allenatori e amministrativi e compie il suo decimo anno di vita, si allunga l’ombra di una fine ingloriosa. Qui. secondo l’accusa, avvenivano i summit di camorra. E la società, sempre a detta degli inquirenti, serviva per reinvestire il denaro proveniente dalle casse del clan.
La società ha fatto sapere che «nell’attesa dell’evolversi degli eventi, nessun tesserato rilascerà dichiarazioni in merito», riservandosi di valutare i fatti e commentarli poi con una nota ufficiale. Bisognerà attendere che il fascicolo venga trasmesso dalla Procura della Repubblica alla Lega Nazionale Dilettanti per conoscere le conseguenze sul piano sportivo. Intanto, sulla fabbrica dismessa dei sogni a forma di pallone, la pioggia non concede tregua. Eppure, la vera bufera non viene dal cielo.

Fonte: Il Mattino.

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