A Ibiza c’è un pittoresco dj fricchettone di nome Pocholo, sorriso e abbronzatura d’ordinanza incorniciati in una chioma camomilla, che s’è inventato un motivetto-tormentone perfetto come sottofondo azzurro di un giorno da ricordare per mille motivi. Il ritornello fa così: “Mucho Pocho-Mucho Pocho”. Ecco, mucho. Molto. Tanto. Troppo. Esagerato, magari. Cala il sipario sull’era del Napoli di Ezequiel Lavezzi? Sarebbe davvero un peccato. Sarebbe triste, se così fosse: però questa non sarà la notte del mercato e delle trattative, ma soltanto quella della sfida delle sfide. Quella del mucho Pocho: toccherà a lui, guidare e trascinare gli azzurri. Ancora leader per sognare la coppa: Napoli ai suoi piedi, assetata del suo genio e di un trofeo che manca da 22 anni. E se proprio bisogna salutarsi e dirsi adios, allora è meglio farlo senza rancore e con le braccia alte. In segno di vittoria.
CHE AFFETTO – E allora, salve Ezequiel. E salute ai tre tenori: Hamsik-Lavezzi-Cavani. Loro, quelli originali, quelli dell’epopea di Mazzarri che ha mandato in estasi vera un intero popolo adorante. Torna la coppa, c’è il Pocho: titolare per la partita – a questo punto – più importante della stagione. Lui, che dopo i fischi d’amore incassati domenica al San Paolo con dispiacere vero e signorile comprensione, ieri è stato investito dalla consueta onda di affetto, cori e accorati messaggi (di non partire) sia alla stazione di Napoli, sia a quella di Roma. Il treno della squadra parte da una città e arriva in un’altra, ma la scena non cambia: Lavezzi è osannato. Riecco la normalità. Almeno per quarantotto ore.
ELETTRICO – Dopo la rabbia e la tempesta, la quiete. Di tutti. Del Pocho su tutti. Definire felice la sua vigilia, vale un eufemismo: elettrica di una splendida elettricità; frizzante e brillante. “Giornata positiva: felice del ritorno nella Selecion”, il messaggio via Twitter con cui ha brindato alla convocazione del ct Sabella per la sfida in programma il 2 giugno a Buenos Aires, Argentina-Ecuador, valida per le qualificazioni al Mondiale brasiliano del 2014 (chiamati anche Fernandez e Campagnaro).
SCHERZI E RISATE – Una notizia che, insieme con la vittoria del ballottaggio con Pandev, lo ha letteralmente rigenerato: in treno, per i cinquanta minuti della tratta Napoli-Roma, non ha fatto altro che andare avanti e indietro per il corridoio, ridendo e scherzando con tutti. E le battute, gli sfottò, sono stati il must anche del pranzo, della cena e della notte in albergo. Dell’ultima vigilia della stagione. Forse della sua carriera in maglia azzurra. Due giorni davvero speciali, con un chiodo fisso a trapanargli il cervello: vincere con la Juve e conquistare la coppa.
AMICO MESSI – Ci tiene da morire. Lo vuole con tutto se stesso: Lavezzi è un timido, un gentile introverso, ma questa volta i suoi desideri sono schizzati via senza freni dagli occhi neri e furbi da scugnizzo. Che sono diventati luminosi dinanzi all’sms dell’amico Messi. L’amico Leo che gli ha augurato “suerte”, l’in bocca al lupo di casa nostra, e poi gli ha rinnovato l’invito: il Pocho, infatti, è inserito insieme con Milito nella lista dei campioni che, a luglio, giocheranno una serie di amichevoli in beneficenza con la squadra “Messi and Friends” in giro per il Sudamerica partendo da Miami, il punto di ritrovo.
PRESENTE E FUTURO – Un momento di grande serenità, insomma. Il modo migliore di vivere la vigilia della finale: da domani, poi, sarà solamente futuro. E dunque via con l’asta: a fargli la corte ci sono Psg (favorito), Inter, Chelsea e anche una tedesca. Il suo manager, Alejandro Mazzoni detto Junior, oggi sarà a Roma, di ritorno proprio da Monaco di Baviera: l’epicentro della Champions e dunque anche centro di gravità temporanea di calcio e di incontri. Cosa accadrà? Di certo il Pocho tornerà in città e si tratterà qualche giorno prima di andare in vacanza. Prima di conoscere il suo futuro. La finale con la Juve, nel frattempo, potrebbe essere la sua ultima partita con la maglia del Napoli: lo sa lui, lo sanno i compagni e il popolo azzurro. Lo sanno tutti. Ma ciò non toglie quel che è stato: una storia bellissima, un amore grande. Mucho Pocho. Oggi come ieri.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.