Ingordo come poche altre volte in vita sua. La partita di Cavani pareva non finisse mai. Sui resti del povero Pescara, il «cannibale» di Salto è balzato con una rabbia, una voracità e una grinta che solo un campione come lui può avere in un match del genere. «È vero, volevo a tutti i costi il terzo gol. Un attaccante vuole sempre segnare, anche questo significa avere rispetto per gli avversari». Si sentiva quasi in astinenza, forse a causa della gara di Cagliari che non ha giocato perché squalificato.
Benvenuti nel mondo di Edinson Cavani, alla sua rete numero 82 e numero 83 della sua serie, da quando cioè indossa la maglia del Napoli, da quel 27 agosto del 2010 in cui ha realizzato la prima rete alla porta dell’Elfsborg. Edi fa tanti gol, ma mai abbastanza per sentirsi appagato: raggiunge quota 10 gol in campionato (in 12 partite) e si piazza dietro a baby d’oro del Milan El Shaarawy. Ha una media sbalorditiva quest’anno: è stato impiegato per 1.065 minuti in serie A e dunque va a rete ogni 106 minuti. Poco più di una realizzazione a partita. In questa stagione, mettendoci anche lo score di Europa League e la gara di Pechino è alla sue rete numero 17. In diciassette partite giocate.
Il Matador e i suoi gol fanno sognare la rincorsa degli azzurri sulla Juventus: «Noi dobbiamo continuare con l’atteggiamento e la motivazione che abbiamo avuto nel secondo tempo, perché prima abbiamo fatto veramente una brutto finale di tempo facendo arrabbiare il mister e provocando la sua reazione nello spogliatoio». Non nasconde la sua soddisfazione, al di là della doppietta (è la nona col Napoli) messa a segno contro il Pescara, peraltro l’unica squadra di quelle che fanno parte della serie A a cui non aveva ancora fatto gol: «Credo che questa sia la strada giusta per puntare in alto, se giochiamo come abbiamo fatto nella ripresa possiamo arrivare molto in alto. Certo, quando il Pescara è rimasto in 10 noi abbiamo dominato ancor di più la partita ed è stato tutto molto più semplice».
Maradona, il più forte di tutti col pallone, con i suoi 115 gol nei sette anni di Napoli, è la chimera di Cavani. «Il record? Io cercherò di fare il massimo e fare il meglio ogni volta. Però, sinceramente, l’ho detto tante volte e lo ribadisco, voglio lasciare un segno qua, in questa città, a questa gente, in questa società. Non guardo agli altri, guardo solo al gruppo di cui sto facendo parte adesso». Un modo per dire, che se segnare significa vincere, allora avanti così.
«Noi andiamo avanti per la nostra strada, lo scudetto è una cosa a cui io non penso. I conti si fanno solo alla fine del campionato: strada facendo vedremo dove possiamo arrivare e lotteremo per qualche obiettivo che si avvicina».
Cavani è popolare, perché è anche un buon samaritano, perché in campo soccorre i colleghi in crisi e anche quelli che godono di buona salute, gioca per la squadra, e non solo come realizzatore. Non è gol-dipendente, non è di quelli esiste solo se segna. Tra sette giorni c’è l’Inter. Cavani recita subito la parte del leader: «Non dobbiamo ripetere gli sbagli del primo tempo col Pescara, certe altre volte ogni nostro errore l’abbiamo pagato a caro prezzo. Ma nella ripresa abbiamo fatto molto bene: questa è senza dubbio la strada giusta».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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