«Non chiamiamoli tifosi ma criminali, perché questo sono». È un affondo diretto quello pronunciato dal sindaco Luigi de Magistris per condannare gli episodi violenti avvenuti contro i tifosi svedesi. Nessun giro di parole, né mezze misure nell’invito del primo cittadino che ha ufficialmente chiesto «a tutti i tifosi organizzati e non organizzati, di isolare questi criminali che, evidentemente, già lo sono e credono in questo modo di tornare alla ribalta». L’ammonimento è rivolto ad una città che come ha detto de Magistris, sottolineando l’ottimo lavoro svolto dalle forze dell’ordine, «saprà reagire isolando queste persone così come già lo fa il Calcio Napoli». Ed è proprio la città, nella sua doppia identità civile e calcistica, l’interlocutore a cui il sindaco si è rivolto, affermando: «Vedo un grande Napoli, sia in Coppa che in Campionato, può andare lontano, ma noi dobbiamo andare lontano anche come città e tifosi».
Reazioni durissime anche dal mondo delle imprese. «Non si tratta di sport ma di vera delinquenza, teppisti organizzati che premono e ricattano la società calcistica e quella civile per affermare il loro potere sul territorio», ha affermato Pietro Russo, presidente di Confcommercio della provincia di Napoli. «Ci troviamo di fronte ad un’altra immagine negativa della città – continua Russo – episodi che potevano essere prevenuti e che impongono una maggiore attenzione per Napoli, soprattutto pensando al suo potenziale turistico che viene danneggiato, quando è l’elemento principale per uscire dalla crisi». Ed è proprio l’eco di questi episodi oltre i confini nazionali a rafforzare un’immagine violenta della terra partenopea. «Questi eventi si riflettono negativamente sul turismo e fanno male alla nostra città portando nel mondo un’immagine di violenza che presenta Napoli sempre con qualche problema, a questo non ha niente a che fare con i tifosi e con lo sport», aggiunge Mario Pagliari, presidente della sezione Turismo dell’Unione Industriali.
Non a caso, il ristorante dove è avvenuta l’aggressine ha perso gli incassi di tutta la serata. «I clienti sono fuggiti terrorizzati – spiega uno dei camerieri – e le cene della serata sono tutte saltate». Ma quale migliore testimonianza che le parole di Joakim, uno dei tifosi svedesi Aik Solna che, dal letto di ospedale dice: «Non tornerò più a Napoli, quest’esperienza mi è bastata». Per lui, 40enne aggredito mentre mangiava una pizza da «Pomodorino» a piazza Bovio, il trauma è stato troppo forte. «Ricordo solo che erano tutti coperti con cappelli, cappucci, caschi e occhiali da sole – spiega Joakim che ha ricevuto una mazza di legno sul collo riportando lo schiacciamento di alcune vertebre – nessuno di loro aveva coltelli perché ci hanno colpiti con le bottiglie rotte prese sui tavoli del ristorante». Ma i suoi amici, altri 5 tifosi svedesi, invece sono di un altro parere. «Torneremo a Napoli – spiega Markus, ferito al gluteo da un coccio di bottiglia – quello che è successo non ha niente a che fare con i napoletani perché abbiamo conosciuto molta gente qui e sono stati tutti simpatici e disponibili. Questa città non c’entra con i delinquenti che ci hanno aggredito e per noi i napoletani sono persone con cui siamo stati benissimo», dicono i compagni di Joakim. Un bel messaggio di civiltà, quello svedese.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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