NAPOLI – Uno stadio adeguato al Napoli. Perché se l’azzurro cresce e si espande velocemente, ma anche qualitativamente (durante i nove anni della nuova versione), allora c’è bisogno di una sede congrua alle aspirazioni. Si guarda sempre più lontano, mentre il brand cresce in maniera esponenziale. Si guarda ad un futuro sempre più affrancato da rigidi schemi, partendo da un presente che ha già assunto una vistosa dimensione continentale. Ma per far ciò c’è bisogno anche e soprattutto di rivalutare la propria “casa” , di mettersi sulla stessa lunghezza d’onda di quei club che hanno letteralmente stravolto i propri stadi o creato dal nulla vere e proprie bomboniere (dagli inglesi, ai tedeschi ed anche esempi nostrani, come la rivale Juve e presto l’Udinese), per mettersi al passo dei tempi ed anche delle ambizioni.
I TRE PUNTI – Ecco perché bisogna intervenire sul San Paolo, se è poi questo l’obiettivo, se cioè non si vuole alla fin fine operare un radicale cambio di dimora. Renderlo accogliente, adeguarlo alle aspettative di una tifoseria che ha pochi uguali, coniugando semmai la tradizione con gli imprescindibili aspetti innovativi della faccenda. C’è un’intenzione piuttosto palese da parte della società di acquisire un impianto che ha ormai più di mezzo secolo (54) per far sì che frammenti di storia gloriosa non vengano di colpo abbattuti. «Il San Paolo ha bisogno di una forte ristrutturazione, e quest’anno ci saranno tutte le condizioni» , così il sindaco De Magistris a radio Crc, dopo un (per ora) pourparler con la società, nel corso del primo match casalingo. Diradatosi il polverone, quello originato dalle polemiche sui ritardi delle autorizzazioni alle agibilità, sia per la Champions che per il campionato ( «abbiamo voluto fare le cose per bene, per assicurare quell’agibilità per niente scontata» la precisazione del sindaco), c’è stata una recente, importante apertura in merito all’alienazione dell’impianto. La strada cioè più battuta dalla società. «Comune e società stanno lavorando di concerto per portare a compimento tre punti fondamentali: transazione, convenzione e nuovo stadio» . Ha aggiunto De Magistris: «Se n’è discusso a lungo in occasione della partita d’esordio e sono fiducioso che faremo cose importanti e concrete insieme» .
CONCESSIONE – La concessione per 99 anni? «Non chiedetemi questo ora. Posso solo ribadire che la soluzione sarà soddisfacente per noi, la società ed eventuali investitori. Ma la nostra visuale è ancora più ampia, poiché abbiamo in animo di riqualificare nei prossimi tre anni l’intera zona di Fuorigrotta. Far sì che l’intero circondario diventi accogliente assieme allo stadio» . Nel senso di rendere vivibile il quartiere tutti i giorni e non solo (provarci) nei giorni degli incontri. In effetti le coscienze e le volontà si stanno scuotendo, muovendo i primi indispensabili passi. Oltre ai lavori per la piena agibilità in base al fittissimo carnet di appuntamenti (su tre fronti), si è provveduto al radicale rifacimento di un manto erboso che aveva a più riprese creato improvvise e sgradevoli problematiche. Il colpo d’occhio del terreno è attualmente dei migliori in senso assoluto e la sicurezza degli spalti è garantita. Ma questo, lo sanno tutti, non basta. Urge un cambiamento radicale. Solo per rifare completamente il San Paolo ci vorrebbero forse sino a 100 milioni. Li metterà la società o investitori privati? A ben vedere i (prossimi) piani di confronto fra le due parti saranno sovrapponibili, ma anche molto roventi.
La Redazione
G.D.
Fonte: Corriere dello Sport
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