Chiamatelo vivaio, chiamatelo progetto. Non importa, è l’essenza che conta. E la realtà racconta di un settore giovanile d’eccellenza, di una politica unica nel panorama calcistico italiano. Monteboro, pochi chilometri da Empoli. Colline, tutto il verde tipico della Toscana, e una strada in salita per arrivarci che è metafora del lungo cammino che serve percorrere per arrivare in serieA. C’è un centro sportivo di altissimo livello per il settore giovanile dell’Empoli. Comincia tutto da qui, sui campi della società azzurra. Immerso nel verde, tra vigneti e sintetico. Per arrivarci c’è bisogno di superare un percorso alla Indiana Jones, alla ricerca di un tesoro nascosto. Verrebbe quasi da chiedersi se ci sia una fonte magica da queste parti. Un’acqua speciale, perché da qui sono passati Di Natale, Montella, Lodi, Eder, Marchionni. Solo per dirne alcuni. Ma non solo: Rugani, Tonelli, Pucciarelli e tutti gli altri prodotti del vivaio azzurro che sono arrivati in serie A (ben 8 nella rosa di Sarri). «Stiamo dando un bell’esempio per tutta l’Italia. La nuova riforma della Federazione mira ad un progetto che l’Empoli porta avanti già da anni». Non ha dubbi Marco Bertelli, responsabile del settore giovanile dei toscani. «Privilegiamo giocatori italiani anche se siamo consapevoli che In Italia c’è poco coraggio nel lanciare i giovani. Noi, però, ne abbiamo fatto una filosofia societaria. All’estero sanno essere più pazienti con i ragazzi. Mentre qui c’è troppa pressione mediatica. Tutti dovrebbero capire che non è il caso di massacrare un giovane ma neanche il caso di esaltarlo, vedi Balotelli. Da questo punto di vista la crisi ci può aiutare. Ma sono convinto che non serve mettere regole costrittive: nei giovani ci devi credere e basta». E l’Empoli lo ha sempre fatto. Fin da quando era proprio la provincia di Napoli uno dei suoi bacini ideali. Basti pensare a Montella, Caccia e Di Natale. Tutti ragazzi nati in Campania ma che per esprimersi al meglio hanno dovuto fare le valigie e trasferirsi ad Empoli. Per crescere, come uomini e come calciatori. Accade tuttora che gli scout toscani abbiano rapporti con le scuole calcio della Campania alla ricerca di nuovi talenti. Nulla di magico allora. Tutto naturale. Lavoro, competenza ed una politica unica nel panorama italiano. Gli occhi esperti di chi sa riconoscere il talento, quasi a prima vista. E che lo sa curare, crescere, migliorare. Con una passione ed un’attenzione quasi da artigiano. Occhi che sorridono, perché qui tutto sembra perfetto. Merito, anche,della famiglia Corsi, che ha rinnovato tutte le strutture recentemente e che ha, nei progetti, l’ampliamento del centro sportivo con la costruzione di una foresteria che possa ospitare i giovani e la prima squadra. «Stando tanto in serie B le risorse erano limitate. Ma nonostante questo siamo riusciti a portare avanti il nostro progetto con grande dignità». Il direttore sportivo Marcello Carli lo sa bene dal momento che anche lui è un prodotto fatto in casa. Era responsabile del settore giovanile prima di diventa reds. «Con Montella ho anche giocato insieme. All’epoca ricordo un Empoli ancora più familiare ma che aveva già una grande cultura diretta alla crescita dei giovani. Non c’era il convitto e di ragazzi venivano ospitati dalle famiglie». E adesso l’Empoli ha una grande struttura. «Abbiamo scelto di non tagliare il settore giovanile. E oggi ci troviamo tutti giocatori titolari praticamente a parametro zero. Abbiamo la fortuna di avere attorno a noi un ambiente sereno e tranquillo nel quale c’è sempre la possibilità di sbagliare. Ogni sconfitta non è mai vista come un dramma ma solo come un ulteriore punto di crescita». Forse, a ripensarci, qualcosa di magico da quelle parti c’è. Ed è la gente che lavora qui. Serve il talento, sicuramente, ma con un ambiente ed una politica così, ogni ragazzo che passa da queste parti ha un’arma in più. E il filo conduttore con Napoli non si è interrotto. A difendere la porta dell’Empoli adesso c’è Sepe: cresciuto nel vivaio azzurro ma esploso quest’anno proprio con Sarri. Niente di magico allora: è Monteboro. Tutto naturale.
Fonte: Il Mattino
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