Il miracolo alla napoletana che va in scena da otto anni è in quel santuario (laico) preso d’assalto sistematicamente, nella Woodstock rigenerata a Fuorigrotta una domenica sì ed un mercoledì pure: e in questa notte in cui il destino è racchiuso in un ultimatum, l’inappellabile sentenza che rotola nell’illegibile palla di cuoio, i sessantamila che muovono verso il San Paolo rappresentano l’immagine-simbolo d’una città capace di spingere De Laurentiis all’emozione pura: «Da presidente, sono orgoglioso di questo gemellaggio tra società e tifosi. E’ un processo simbiotico che va avanti e gratifica, è la conferma di un rapporto felicissimo in cui c’è la condivisione di ogni sforzo. Sarebbe bello poter regalare loro, e ovviamente anche a noi, la gioia d’una finale di Coppa Italia; ma ora, prim’ancora di giocare la partita insidiosa, ognuno di noi può sentirsi realizzato per aver avuto l’ennesima dimostrazione di quanto la genti ami il club» .
Napoli-Siena è il passepartout per un’altra serata d’onore, un sogno – tutt’altro che secondario – coltivato nell’io più profondo d’una squadra che dal 2004 stupisce con effetti speciali: e in quest’ora e mezza della verità, la resa dei conti per andare poi a sfidare una grandissima avversaria e poterle contendere la Coppa Italia, i sessantamila che s’annunciano in un San Paolo che tracima entusiasmo da ogni mattone rappresentano la cartina di tornasole di un’euforia con pochi eguali.
COME LA JUVE O IL CITY – Si riparte dal due a uno del Siena dell’andata, dall’apparente semplice necessità di potersi rifugiare in un gol per concedersi l’Olimpico di Roma e il palcoscenico d’una finale attesa da quindici anni: ma tra le tenebre d’un match spigoloso e perfido, in cui è invece indispensabile non lasciare manco una rete per non rischiare di rimanerci impigliati dentro, le luci del San Paolo s’accendono con una folla oceanica che è superiore al fiume di uomini, donne e bambini presentatisi con l’Inter (41.034) e con il Milan (51.025), con la Roma (53.648) e persino con il Villarreal (46.747). E’ Napoli-Siena, nel suo piccolo (piccolo?) un Evento: e i cinquantacinquemila biglietti già acquistati, con anticipo, inducono gli esperti in previsioni che stiano per essere affiancati e forse polverizzati persino i precedenti con la Juventus (57.402) e con il Manchester City (57.575), in un’orgia di sentimenti travolgente che spinge verso Roma, la tappa vagheggiata in una città in delirio e decisa a non perdersi nulla di una stagione graffiante, elettrizzante.
CHE CALOR! – Si scrive Napoli ma si può leggere (senza il rischio di ritrovarsi infilati nell’enfasi e nella retorica) con passione d’un romanzo popolare cominciato nel settembre di otto anni fa con il Cittadella e poi esploso a ritmo continuo, nella buona e nella (rarissima) cattiva sorte. Napoli-Siena è il vialone che ritrascina nell’atmosfera magica d’una finalissima, l’ overture per introdurre l’opera prima d’una epoca fanno già bella mostra la qualificazione in Intertoto e poi l’accesso in la cara, indimenticabile, vecchia Coppa Uefa, un terzo posto in campionato e la sfilata in Champions, sino agli ottavi di finale, in una Londra che è stata cancellata con la resurrezione di Udine. Napoli-Siena è un passaporto garantito per l’Europa League, semplicemente l’anticamera delle aspirazione d’un club che non nasconde il desiderio di aggrapparsi al terzo posto in campionato: ma, intanto, quel brivido che percorre il San Paolo è nel poster dei sessantamila che De Laurentiis autografa con un «grazie». Napoli è…
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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