Il mare azzurro in burrasca, il capitano travolto dagli eventi e vittima di se stesso e delle sue incertezze. Responsabilità ingigantite da un momento nerissimo, dalla consapevolezza di essere sempre e comunque capro espiatorio di una piazza che prima ti ama e un secondo dopo ti detesta. È lentamente scomparso Lorenzo Insigne, senza sorrisi, senza guizzi e senza gol. L’ultimo tre mesi fa, a Lecce, in una stagione balorda che fin qui non gli ha regalato nemmeno la soddisfazione di una gioia personale al San Paolo, divenuto stadio nemico. Quattro reti, tutte in trasferta, tre in campionato e una in Champions (decisiva) a Salisburgo. Troppo poco per lui, troppo poco per il Napoli che continua a sprofondare, sotto lo sguardo attonito dei suoi tifosi che adesso non sanno nemmeno con chi prendersela.
IL PUNTO DI NON RITORNO ha un riferimento temporale preciso: cinque novembre. Il ritiro ordinato e saltato per volontà del cosiddetto gruppo dei rivoltosi, del quale avrebbe fatto parte proprio lo stesso Insigne. Da quel momento il blackout, la frustrazione dipinta sul volto dei leader, quasi rassegnati all’andazzo generale, prima di fare le valigie per trovare nuove motivazioni altrove. La storia non è stata ancora scritta ma pare piuttosto evidente, pur non facendo ricorso a straordinarie doti di veggenza. Tra questi, con ogni probabilità, anche il capitano, pronto a dire addio dopo otto anni partenopei.
LA CONFERMA pressoché definitiva è arrivata da Udine. Quello operato da Ancelotti non è stato un semplice cambio, una sostituzione innocente, ma piuttosto un timbro sulla separazione che presto si consumerà. Il rapporto è logoro e i quarantacinque minuti di sabato lo gridano a voce alta. Raramente si è visto un Insigne così apatico, indolente, completamente assente sotto il profilo mentale prima ancora che tecnico, incapace di incidere. Un primo tempo, il suo, che è stato lo specchio fedele di ciò che è il Napoli adesso, un insieme di calciatori e non una squadra in senso assoluto.
ORA LA CHAMPIONS, con il Genk atteso domani al San Paolo. È l’appuntamento più importante della stagione, per il club e per lo stesso Ancelotti, al quale non verrebbe perdonata una precoce eliminazione in un girone più che alla portata degli azzurri. Serve un punto al Napoli (al di là di ciò che accadrà tra Salisburgo e Liverpool) e il tecnico emiliano proverà a conquistarlo rinunciando al contributo di Lorenzo Insigne. Già nella gara d’andata il capitano si accomodò in tribuna per scelta tecnica (non senza polemiche) mentre stavolta partirà dalla panchina. Una bocciatura (l’ennesima) che oramai non fa più notizia.
fonte: ilRoma
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