NAPOLI. 1 agosto 1926, Giorgio Ascarelli riunì i soci dell‘Internaples e, con voce commossa, disse: «Pur grati a coloro che sono stati la nostra matrice, l’importanza del momento e la maggiore dignità cui il nostro sodalizio è chiamato mi suggeriscono un nome nuovo, nuovo e antico come la terra che ci tiene. Un nome che racchiude in sé tutto il cuore della città alla quale siamo riconoscenti per averci dato natali, lavoro e ricchezza. Io propongo che l’Internaples da oggi in poi, e per sempre, si chiami Associazione Calcio Napoli ».
La maglia prese il colore azzurro del cielo e del mare piuttosto che i colori giallorossi del gonfalone comunale. Cominciò, sotto il segno del Leone, la storia di una passione unica, un grande fenomeno popolare che legò la squadra di calcio alla città più che in qualunque altro posto del mondo. Il calcio, a Napoli, divenne il vessillo di ambizioni e rivalse, di illusioni e delusioni, della contrapposizione al Nord, finendo con l’essere la valvola di sfogo delle precarietà e delle umiliazioni quotidiane come se la squadra fosse l’unico strumento di riscatto di una realtà depressa, di una città chiusa nei suoi mali, delusa dai governanti e schiacciata dalla forza economica del Settentrione.
Fonte: Il Roma
La Redazione
S.D.
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