Il buon medico di famiglia deve saper far uso del buon senso quando gli si presentano casi particolari da analizzare. Una parola, talvolta, può lenire il dolore, può spiegare l’origine del problema e può spegnere sul nascere ansie e preoccupazioni. Un mal di pancia può essere curato in pochi giorni, eppure nono sono bastate due settimane per “rimettere in piedi” Gabbiadini, per restituirgli un sorriso già sporadico e ora assente, anche dopo un gol, la medicina migliore per un attaccante. Ha messo il broncio l’ex Samp, dopo qualche panchina mal digerita, associata ad un legittimo e malizioso sospetto: essere l’alternativa di un intoccabile, Gonzalo Higuain. Troppo presto per tirare le somme, la fase “sperimentale” non è ancora terminata e il campionato non ha nemmeno visto l’alba. Il malumore, diffuso a mezzo stampa dalle improvvide dichiarazioni rese qualche tempo fa dal suo agente, Dino Pagliari, è diventato di dominio pubblico ed ha dato il là a pensieri pericolosi che, ad un certo punto, hanno messo in discussione il futuro del mancino più forte della serie A. Dopo le polemiche( seguite alla indigesta panchina di Nizza) un posto da titolare con il Porto e sessanta minuti da comparsa, complici anche le difficoltà della squadra nello sviluppo della manovra offensiva. Di nuovo tra le “riserve” con il Latina ma nella mezzora finale ha preso il posto (manco a dirlo) del centravanti argentino, chiudendo l’apparizione con un gol da autentico fuoriclasse. Una gioia smorzata dal viso corrucciato che nasconde forse un certo disagio legato al nuovo corso tecnico che non premierebbe qualità e ambizioni del giovane attaccante italiano. Protagonista con il Napoli per conquistare la “nove” della nazionale: un progetto che rischia di sfuggirgli dalle mani. Per questo motivo Gabbiadini spinge, fa la voce grossa attraverso il suo procuratore e minaccia, seppur velatamente, un possibile addio. Un’ipotesi che il Napoli non prende nemmeno in considerazione, per ragioni tecniche ed economiche. Sarà meglio impegnarsi per ricucire il presunto strappo e per restituire al calciatore la serenità di cui ha bisogno per disputare una stagione all’altezza delle sue aspettative. La grande abbondanza nel reparto offensivo andrà sapientemente gestita da Sarri, alle prese con la questione Mertens. Dopo Dino Pagliari, infatti, è intervenuto Soren Lerby (agente del belga) che non ha negato l’interesse dell’Inter per il suo assistito. Per ora, negli uffici di Castelvolturno, non sono giunte proposte ufficiali e inoltre il Napoli non pare avere alcuna intenzione di sedersi al tavolo delle trattative per discutere della possibile separazione. Eppure, nonostante le dichiarazioni sibilline del suo procuratore, Mertens pare muoversi a suo agio nello scacchiere tattico disegnato da Sarri: nel 4-3-1-2, da seconda punta, riesce a vedere di più la porta e a combinare, con discreta frequenza, con gli altri attaccanti. Un elemento indispensabile, un martello per spaccare le partite, l’asso da giocare nel momento determinante. La stima di Mancini, con ogni probabilità, non inciderà sul futuro di Mertens, legatissimo alla città e al pubblico e consapevole di potersi ritagliare uno spazio importante. Il problema di fondo, al di là dei protagonisti, resta: lì davanti sono decisamente in troppi a cantare e, paradossalmente, manca un’alternativa reale al pipita Higuain, una prima punta di peso in grado di fornire una chiave tattica diversa al Napoli. C’era Zapata, ma il colombiano è stato sacrificato sull’altare di Allan, il centrocampista inseguito per mezza estate e poi strappato all’Udinese. Tra Callejon, Mertens, Insigne, Higuain Gabbiadini ed El Kaddouri, almeno uno è di troppo e sarà dunque opportuno ragionare sul da farsi prima di liberare qualche casella. Un sacrificio necessario per salvaguardare l’equilibrio dello spogliatoio.
Fonte : Dario Marotta per Il Roma
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