Aurelio De Laurentiis vede tutto. Segue, osserva. I suoi rapporti con Carlo Ancelotti sono buoni. I due si sentono, parlano. Chiariscono cosa conviene e cosa non conviene. Condividono un momento difficile, paradossale per quanto complicato. Eppure è tutto vero. Da Roma, l’input del presidente azzurro è di diffondere calma, serenità, sicurezza. La cena di Natale, ad esempio: ci sarà, e almeno stando a come è organizzata, sarà festosa. E poi il calendario del 2020, e tutte le solite iniziative che il Napoli fa di questi tempi. Però sotto c’è un fuoco che brucia: tocca ad Ancelotti spegnerlo, De Laurentis si aspetta questo dal suo allenatore. Nessuno sa cosa pensa il presidente di questo ritiro imposto dall’allenatore e che partirà oggi, ma di certo conferma che aveva ragione lui. Aurelio, che si è visto girare le spalle da Ancelotti alla vigilia di Napoli-Salisburgo, aveva ragione. Lo spogliatoio è sfilacciato, il gruppo è distratto e demotivato. Allora serve una cura irruente, una svolta immediata. C’è fiducia nel ritiro, visto che De Laurentiis ne è stato promotore. È convinto che servirà, ma è anche vero che intanto si è perso un mese, e con esso tre partite. A Liverpool il Napoli se l’è cavata, ma con Genoa, Milan e Bologna è andata male. Ecco perché Ancelotti ora è entrato in una strettoia: solo due partite. Ora servono risultati. Lo ha convenuto l’allenatore, lo sa bene il presidente. Vincere a Udine sabato per cominciare a costruire una classifica più dignitosa. E poi gli ottavi Champions da conquistare, martedì. Non importa come: si potrebbe anche perdere. Non è per nulla difficile fare questo: lo sa bene l’allenatore, che però ha lanciato l’ultima ancora per provare a riprendersi il Napoli. Ricominciare ad averne il controllo. Del resto Ancelotti è avvisato: se il Napoli avesse perso (male) a Liverpool e se fosse stato sconfitto anche dal Bologna, sarebbe stato esonero. La buona gara di Anfield ha tenuto l’allenatore a galla, ma ora il problema si ripresenta. Udine e Genk: De Laurentiis avrebbe parlato di esonero inevitabile in caso di clamoroso flop Champions, ma è chiaro che un altro risultato deludente in campionato potrebbe essere anch’esso fatale. Molto più probabilmente si terrà duro aspettando anche la partita di martedì. Il presidente non vuole esonerare l’allenatore, lo farà solo se sarà del tutto inevitabile. Confida negli ottavi di Champions e nella vittoria in casa di un’Udinese assolutamente modesta e anch’essa in difficoltà. Intanto i tifosi hanno già deciso: è una percentuale bulgara, quella che chiede l’esonero di Ancelotti. Dall’hashtag #Ancelottiout ai messaggi sui social, la musica non cambia. La fiducia nei confronti dell’allenatore è già terminata. Molti sembrano aspettare soltanto l’inevitabile, mentre Ancelotti è convinto che la sua disperata mossa serva a ridare segnali di vita a un Napoli messo davvero male.
fonte: ilRoma
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