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Il ritratto – Da Mazzarri a Zeman, Lorenzo il magnifico è diventato grande

Il suo modo di giocare ha favorito Immobile per i gol promozione con il Pescara

In principio fu il verbo di Zeman e il suo calcio avvincente, tumultuoso e irresistibile. Tagli e ripartenze vorticose, raffiche di guizzi e capovolgimenti di fronte da far girare la testa non solo ai difensori avversari: sembravano fatti uno per l’altro, Zeman e quel minuscolo attaccante sconosciuto, micidiale e sgusciante, che di nome faceva Insigne.

TUTTO PER ZEMAN – Plasmato secondo i dettami del boemo (dopo un’esperienza alla Cavese non insignificante), cresciuto in un Foggia incompiuto che non riuscirà a far rivivere Zemanlandia nonostante la presenza di Pasquale Casillo e di Peppino Pavone, Lorenzo lascerà il segno anche in Capitanata. Provando a replicare i tempi d’oro di Signori e Baiano, i Satanelli di Zdenek daranno spettacolo ovunque con l’imprevedibile e funambolico bomber napoletano (19 reti in campionato e altre 7 in coppa Italia), capace di aggirare un avversario in fazzoletto di campo o di infilarlo cambiando bruscamente direzione. Se non è il Pocho Lavezzi, poco ci manca e i tifosi napoletani cominciano a rivederlo in azzurro sempre con più convinzione. L’avventura foggiana, tuttavia, nel tentativo di riesumare una vecchia idea di calcio, s’interrompe dopo appena un anno per rivivere e arricchirsi altrove. E’ a Pescara che l’esperimento zemaniano si trasferirà a distanza di pochi mesi.
MATURAZIONE – Ed è qui che avviene la maturazione completa, sempre agli ordini del boemo, del prezioso talento caro al presidente De Laurentiis. Il Napoli non a caso rifiuterà le proposte dei dirigenti del Pescara pronti a investire su Insigne sino a comprarne la metà del cartellino. Prestito secco e nessuna possibilità di trattativa. Firmato nottetempo l’accordo per un anno con il club abruzzese nell’estate del 2011, tra i primi acquisti che l’allenatore boemo suggerirà al presidente De Cecco e a Daniele Sebastiani, c’è Insigne. Alla fine, tra Coppa Italia e campionato, in quella squadra delle meraviglie che approderà in A con impeto, saranno 20 le perle di Lorenzo il Magnifico, protagonista assoluto. A chi esaltava Immobile, finalizzatore eccellente di una squadra spettacolare e non più nemmeno tanto spericolata, Zeman replicava in privato così: «Il vero fenomeno è Insigne, sarà determinate». Parole profetiche quelle dell’attuale allenatore della Roma, che avrebbe fatto carte false pur di portare nella Capitale il suo allievo prediletto. Furono, infatti, proprio i tagli del gioiellino di Frattamaggiore a far decollare quel Pescara irripetibile. I tagli di Insigne hanno esaltato Ciro Immobile, 28 gol e ultimo capocannoniere di B. Un’intesa perfetta tra napoletani, agevolata dagli schemi di Zdenek e supportata dalla visione di gioco di Verratti, altro imberbe talento del vivaio abruzzese a lungo trattato dal Napoli e finito al PSG di Ancelotti per una cifra prossima ai 12 milioni di euro. Ma Insigne per Mazzarri oggi ne vale già molti di più.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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