L’etichetta, la grande dignità araba e il ruolo istituzionale di ambasciatore sportivo di Dubai, certo: Diego, però, è del popolo. E’ della gente di Napoli che lo invoca a gran voce in costume da bagno da un’improbabile spiaggetta cittadina chiamata ironicamente “Mappatella”, non esattamente Paradise Beach, che confina con il recinto del villaggio messo in piedi per la terza tappa del Mondiale XCat di offshore. «Andiamo» . Lo strappo ai crismi di un cerimoniale tutto percorsi obbligati e resse è degno di uno dei suoi dribbling, e in un attimo la Mano de Dios tocca quelle del popolo: lampi d’amore e verità. «Qualcuno non voleva farmi tornare, ma finalmente sono a casa mia». Hanno visto Maradona.
LA FEDE . E allora, que tal Dieguito? Che bello rivederlo tra la gente, la sua: quella che l’ha ammirato in campo e venerato, e poi anche i figli dei figli. Le nuove generazioni che di lui hanno appreso parole e opere soltanto dai video. Sì, può essere accaduto di tutto e tutto potrà ancora accadere: la cosa incredibile, però, è che anche i ragazzini di 10 anni impazziscono per il Diego. Un mito. Una fede: non si spiega e non si comprende, però è. Stop. «Il mio cuore è qua» , urla in silenzio a gesti, con una mimica inequivocabile, da un palchetto affacciato sul Golfo prima dell’inizio della gara di cui lui stesso è volto e testimonial. E la folle comincia il canto: «O mamma, mamma, mamma…» .
SALTA E CANTA . Il corazon batte forte anche a lui. E poi il sorriso si apre quando parte l’altro, immancabile coretto tinto d’azzurro-Napoli: «Chi non salta juventino è?» . E il Pibe salta, non si fa certo pregare. Una, due, tre volte. E lancia polo e T-shirt recapitate da Dubai con i fregi della kermesse e il marchio di fabbrica: D10. Felice, sereno e rilassato nonostante la morsa del consueto plotone di security, cortigiani e feticisti impazziti a caccia di foto, autografi o soltanto sguardi, Diego si gode un sole bello come il panorama: il Lungomare è splendido, il cielo limpido introduce Capri e Ischia.
LA GIORNATA . Perle che qualche ora prima aveva ammirato dall’alto, atterrando a Capodichino a bordo del jet privato messo a disposizione dalla famiglia reale: partito dopo la finale di Champions da Dubai, Maradona arriva alle 6 in punto e si trasferisce all’Hotel Romeo. Le prime parole napoletane? «Forza Napoli!». Glielo chiedono dei ragazzi e lui li accontenta. Poi, in albergo, il primo omaggio: una pizza fritta che la Masardona, una pizzeria frequentata anche da De Laurentiis, gli fa recapitare per colazione. Intorno alle 14, poi, l’arrivo al villaggio sul Lungomare: giro di saluti nell’area vip e poi giro da paura nel Golfo a bordo di uno dei bolidi in gara, la Six, a pois, che Diego pilota assistito dai professionisti del team, Matteo Nicolini e Tomaso Polli. A seguire, intervista con l’emittente ufficiale di Dubai: il Mondiale di XCat, l’unico argomento consentito ieri.
LO SFOGO . Dopo aver decretato l’inizio e la fine della gara, poi, Diego premia i vincitori: 500, o giù di lì, le persone ai piedi del palco che mandano e raccolgono baci, i soliti saltelli, palleggi e poi lo sfogo: «Finalmente sono tornato a Napoli, a casa mia, anche se qualcuno non voleva. Ho vinto e guadagnato soldi su un campo di calcio, non in ufficio». Saluti e baci. Diego va via e il sipario cala: scontato l’invito a cena al ristorante di Bruscolotti, mentre è difficile dire se oggi andrà a Roma da Ciro Esposito o si presenterà davanti alla Commissione Tributaria a discutere del ricorso contro un sequestro. Di certo farà tappa ad Avellino, per questioni mediatiche, e poi programmerà il rientro a Dubai.
Fonte: Corriere dello Sport
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