Cinque sconfitte e appena tre vittorie in otto partite, in cui il Napoli ha segnato 12 gol e ne ha subiti addirittura 17, per una media imbarazzante di più di 2 a gara. I numeri sono lo specchio impietoso della grave superficialità con cui la squadra di Mazzarri ha affrontato l’Europa League, snobbando fin dall’inizio una manifestazione che in ogni angolo del continente è considerata invece prestigiosa. Come si è visto anche in Repubblica Ceca. Ma non in casa azzurra. Il cattivo esempio è partito da De Laurentiis, mai presente al seguito dei suoi giocatori nelle trasferte oltre confine, che ha subito degradato il torneo al terzo posto nella scala degli obiettivi stagionali, subordinandolo oltre al campionato perfino alla Coppa Italia. Input negativi sono arrivati tuttavia soprattutto dalla panchina, con un turn over in alcune occasioni addirittura ostentato, che ha finito per convincere finanche i tifosi dell’inutilità dell’impegno internazionale. L’uscita di scena per mano del modesto Viktoria Plzen, con due ko inaccettabili per proporzioni e arrendevolezza (0-5 totale), è stata dunque la naturale conseguenza di un atteggiamento psicologico sbagliato e troppo superficiale, da parte di tutti.
Il Napoli ha rinunciato quasi di proposito a giocarsi le sue carte e l’uscita di scena dall’Europa League è stata di fatto una scelta consapevole, come un delitto premeditato. “Rispetto alla scorsa stagione, quando avevamo privilegiato la Champions, la mia squadra può vantare 14 punti in più in campionato”, ha infatti puntualizzato subito Mazzarri, difendendo una strategia messa a punto a tavolino. Ma c’è un rischio che società e allenatore hanno forse sottovalutato: le sconfitte non fanno mai bene, perché minano l’autostima dei giocatori e rischiano di portarsi dietro pericolosi strascichi. Da Pilzen, tanto per restare sull’attualità, la squadra è infatti rientrata stanca e demoralizzata. Colpa anche di un viaggio di ritorno come al solito laborioso, concluso alle prime luci dell’alba. Cavani e compagni sono rimasti sulla pista dell’aeroporto di Praga per oltre un’ora, sul charter dell’Alitalia con i motori già accesi, in attesa dell’arrivo di Inler e Calaiò dallo stadio di Plzen, dove il centrocampista e l’attaccante erano stati sorteggiati per i controlli all’antidoping. Il decollo è dunque avvenuto dopo le tre di notte, molto dopo l’orario previsto. E l’atterraggio alle 5 e 15.
L’inconveniente non ha fatto felice Mazzarri, già proiettato verso il posticipo di lunedì a Udine. Adesso al Napoli resta davvero solo il campionato e saranno proibiti altri errori. Fondamentale il recupero di Hamsik, assente in Coppa per l’influenza. Ma fa paura soprattutto l’insolita astinenza di Cavani, da 5 partite senza gol. Gli azzurri hanno bisogno del miglior Matador.
Fonte: La Repubblica
La Redazione
L.D.M.
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