Il predestinato non ha neppure mezzo etto in più rispetto al suo peso forma, nonostante gli otto giorni di relax trascorsi tra Pozzuoli, Ischia e Procida, assaltato a ogni angolo da un moltitudine di tifosi pronti a qualsiasi cosa pur di strappargli una foto o un autografo. «Resto qui, tranquilli», ha detto a tutti, rassicurandoli. Ha il sorrisetto perennemente stampato sul volto, gli occhi furbi di chi sa di avere un paio di piedi forgiati solo per lui dal dio del pallone.
Edinson Cavani ieri è tornato a Castelvolturno, da dove mancava dal 18 maggio, l’anti-vigilia della finale di Coppa Italia. In due anni al Napoli ha segnato 67 gol. In 96 partite. La macchina da gol del Matador non si ferma mai, come le sue danze sudamericane da ballerino di tip-tap: l’ultima prodezza, a Pechino contro la Juventus, dopo una corsa di 45 metri. Sessantasette sono davvero tanti. Così suddivisi: 49 in serie A, 5 in Champions League, 7 in Europa League e tanto ancora. Cavani segna di destro (preferibilmente, molto preferibilmente), di sinistro, di testa, e se capita pure di tacco (vedi Napoli-Juventus, 9 gennaio 2011).
Edi parla poco ma fa parlare molto. Ha due soli vezzi: la pesca (ma nel golfo, in questi giorni non è andato oltre a un paio di piccoli tonni) e le case. Ne ha cambiate tre, in meno di 24 mesi. Cavani ricomincia in campionato da Palermo, la sua prima squadra italiana, dove è stato accolto da Rino Foschi, allora al Palermo che lo ha scovato a Montevideo e lo ha nascosto per giorni in albergo a Milano prima di farlo uscire dalla stanza. «Doveva firmare il contratto e fuori ad attenderlo c’erano gli emissari di Roberto Mancini», ha raccontato una volta Foschi.
E Mancini non ha mai cambiato idea sul Matador. Lo bracca da allora, dai tempi dell’Inter. Anche questa estate, anche in questi giorni, preoccupato per l’infortunio del Kun Aguero: e così ha chiesto allo sceicco Mansour di tornare alla carica con l’uruguaiano. Ha trovato la fila, sulla porta dei due manager Triulzi e Anellucci. C’è tutta l’Europa calcistica che conta che attende un segnale da De Laurentiis per avviare una trattativa. Un segnale che, però, non arriva. Ci sono il Chelsea e il Manchester City, ci sono i soliti russi ma anche il Real Madrid. E nelle ultime ore anche il Barcellona avrebbe chiesto notizie sul prezzo del cartellino del 25enne di Salto.
De Laurentiis non lo vende e nelle settimane passate ha anche puntato i piedi contro la coppia di procuratori che spingeva per un adeguamento del contratto. Il modo di fare dei manager di Cavani ha infastidito il presidente del Napoli per colpa di quei mal di pancia, di quei messaggi in codice, allusioni, richieste di aumenti che avevano portato la società all’esasperazione.
E ora? Rieccolo Cavani, con il suo sorriso pacioso e le sue frasi (sempre) rassicuranti sul suo futuro in maglia azzurra. Cavani non ha mai chiesto di andare via. Mai. Lui sul mercato non si è mai messo. E il patron della Filmauro ha sempre detto: «Ci vorrebbe un’offerta esagerata». Che non arriva. E che questa estate non arriverà. Perché sia Barcellona che Real Madrid, pur incantati, sono travolti dalla crisi delle banche spagnole che da decenni finanzia i due club. E dunque alle cifre del Napoli (da 60 milioni in su) neppure si accostano.
Un nuovo contratto potrebbe cancellare qualche rancore con i manager e ricominciare daccapo. Un nuovo contratto per legare ancor di più al Napoli Cavani e scongiurare la prossima estate, o persino a gennaio, altri sguaiati assalti delle inglesi e delle due regine di Spagna. La trattativa per il rinnovo sta per riprendere e presto sarà definita nei particolari. Con il solito nodo: i diritti d’immagine. L’accordo è possibile, forse anche probabile. Ma va ancora definito. Il giocatore è disponibile. Anzi pare sia stato proprio lui a far ripartire la trattativa e non per caso da un paio di giorni Pierpaolo Triulzi, il suo manager storico, è nell’assolata Castelvolturno. Pronto a parlare con i dirigenti azzurri.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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