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Il razzismo non ammette se e ma, non c’è differenza tra certi cori…

Il calcio da sempre non si limita ad un semplice sport, dove narrare le vicende tecnico-sportive delle varie compagini che partecipano ai tornei più rappresentativi nazionali ed europei. Dietro al “pallone che rotola” ci sono significati sociali, storie di popoli che vedono nel gioco più seguito d’Italia anche la rappresentazione di una certa identità storica, sociale. Sarebbe bello se fosse tutto un solo gioco, ma non è così: dentro le sfide si trascinano conflitti che vanno al di là dei risultati. Davanti alle scene del video che mostra il collega Michele Criscitiello ammettere di aver cantato “Odio Napoli” tante volte seguendo il furore dei tifosi friulani, mi sono fortemente meravigliato, credendo che si trattasse di un errore. Dopo qualche ora è arrivata la smentita del diretto interessato; l’abbiamo pubblicata perchè siamo convinti che sia giusto dare voce a tutte le opinioni, soprattutto a chi si sente travolto da accuse.
Sinceramente la smentita ci ha profondamente deluso soprattutto in una parte: “Ho visto il video che gira su youtube (clicca qui per vederlo) e anche io ho notato che chi non era presente in piazza, ieri sera, non può capire perché si sente un solo coro dalla piazza. Certo è amatoriale e quelli dall’altra parte non si sentono minimamente. E vi spiego, facendo tv, perché. Perché chi gira con il telefonino è dalla parte di coloro che cantano “Odio Napoli” ma non si sente minimamente ”Noi non siamo napoletani”, ai quali mi sono rivolto facendo la battuta ”anche io qualche anno fa ho cantato questa canzone, per ovvi motivi”. Naturalmente riferito al 19 giugno 2005, quando l’Avellino sconfisse il Napoli. In più, nel corso della serata, alla canzone “Odio Napoli” mi rivolgo alla Piazza dicendo: “Basta”. Ma questo nessuno lo pubblica. Non ho mai odiato Napoli ma ho spesso cantato da avellinese “Noi non siamo napoletani” e c’è una bella differenza.
Non so se possiamo essere annoverati tra i napoletani “intelligenti” (qualcuno ci spieghi i criteri, nda) ma per noi la differenza è minima. Certamente l’espressione “Odio Napoli” è più violenta ma l’interpretazione che viene attribuita al coro “Noi non siamo napoletani” negli stadi di tutta Italia (e chi li gira lo sa, nda) ha lo scopo di segnare un netto discrimine con l’identità partenopea, sentimento di radicale distinguo che rientra nelle offese su colera, terremoto ed emergenza rifiuti. Altrimenti dovrebbe esistere anche noi “Non siamo romani, milanes, avellinesi…” o un ancora più calcistico “Noi non siamo interisti”, “Noi non siamo laziali”.

Il razzismo è un problema grosso e la condanna di tale fenomeno non ammette indecisioni, che sia il giudice sportivo Tosel o un collega meridionale. L’ultimo pensiero lo rivolgo proprio al Sud: fa ancora più male sentire l’ostilità nei confronti dei napoletani da parte di altri cittadini della Campania o del Meridione perchè i protagonisti della “cultura” che offende la nostra terra negli stadi non fa differenze tra Napoli ed Avellino, Cosenza e Palermo. Cambiano le parole, ma l’odio è uguale….

Ciro Troise

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