Juve benissimo, Inter bene, Napoli, Lazio e Milan benino, Udinese malissimo. Da oggi si parlerà di coppe europee. Intanto, il campionato ha già detto qualcosa. Ad impressionare di più è stata la Juve, pur tenendo conto della scarsa resistenza del Palermo. Impressionano il volume di gioco, ma anche la qualità, senza trascurare la mentalità guerriera che Conte cerca di infondere. Anche sul 2-0 la Juve attaccava: non succede spesso da noi. È piaciuto anche il Napoli, a sprazzi però. Vero è che ha preso fiato e cognizione di causa quando la Lazio è rimasta assediata nella propria area, tuttavia più volte ha fornito l’impressione di una squadra che sa quello che vuole. In una serata cominciata in modo abbastanza grigio per Cavani, hanno fatto la differenza le avanzate di Lavezzi e degli esterni. Difetti a metà campo, però. Il nuovo regista, Inler, non è uno alla Pirlo. Meno dribbling, meno servizi liftati. Uomo di corsa e di contrasto. Sono come fioretto e sciabola. Un bel vedere, ma spesso nel gioco del Napoli serve un’idea in più, un cono di luce che può innestare un attaccante e quindi propiziare qualche gol, merce assai rara in questi ultimi tempi.
I numeri negativi
Tempi magri che, valutati entro un probante arco di tempo, dicono che il Napoli nelle ultime sette partite ha vinto una sola volta (Napoli-Udinese 2-0, 26 ottobre). A questo punto, con la Juve che dimostra di non essere lassù per caso, con la Lazio che ci prende gusto, resta da capire la reale forza degli azzurri. Si profila dunque la necessità di trasformare i numeri col segno meno in soluzioni positive per la squadra. Già, ma come? Mazzarri sa come agire, è navigante esperto e sa raggiungere approdi poco agevoli; c’è da limare un tantino la rotta, ovvero l’organico. Si potrebbe ipotizzare che i mediani alti siano sempre più caratterizzati dal movimento continuo e che quindi Gargano non debba lasciare il posto, perché è l’unico tra Dzemaili ed Inler a disporre di passo rapido nella fase d’interdizione e nelle ripartenze brevi. Ovvio che non gli si chiede di sostituire Inler e la geometria che questi conferisce alla manovra, ma di essere quello che è, ovvero un «Arsenio Lupin» in mezzo al campo aduso a rubar palloni agli avversari. Il resto è un grumo di seconde linee adatte – che oggi all’orizzonte non s’intravedono – da individuare sul mercato per la linea mediana e l’attacco; là, nella zona del campo dove il caro superbomber Cavani è da rilucidare perché ben al di sotto del rendimento auspicato. Insomma, per quanto pazzo sia, il calcio conserva ancora una logica.
La mossa Hamsik
Appunto di pura cronaca: Hamsik contro la Lazio ha giocato più a centrocampo, la manovra ne ha risentito favorevolmente, a dimostrazione che i giocatori dai piedi buoni sono insostituibili. Domanda: sarà così anche contro il potente Manchester City nella partita che vale tanto? Per Mazzarri un calciatore come Hamsik può e deve rivelarsi risolutivo, cambiare posizione rappresenta un segnale di crescita.
La Redazione
P.S.
Tony Iavarone per “Il Mattino”
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