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Il punto di Corbo tra black-out a Castevolturno e stand-by di vittorie

In meno di un mese il Napoli si è sdoppiato. Ce ne sono due. Uno parla, l’altro perde. Immaginate dopo la seconda sconfitta consecutiva l’ira di un tifoso che ritrovi per caso uno dei giornali di venerdì con l’intervista di Higuain, e rilegga il titolo: «Sono venuto per vincere, voglio entrare nella storia di questo club». Ma può un giocatore da 40 milioni, carico quindi di responsabilità, tuffarsi e nuotare in una così dolciastra retorica? Può, se due giorni dopo si presenta appannato nello scatto e magari con qualche etto in più? Più che parlare, dovrebbe sistemare i suoi conti con classifica cannonieri e bilancia. Cinque reti con due rigori, meno della metà di Pepito Rossi, in 9 partite su 13, sono un bilancio modesto per chiunque si candidi ad un ruolo da leggenda. Proprio la storia insegna che l’eroe segue l’impresa, e non viceversa. Come il campione autentico la vittoria. A Napoli è stato troppe volte annunciato lo scudetto: benedetta ingenuità. Come fissare per ore una tavola imbandita e sentirsi sazio, senza toccare cibo. I quasi novant’anni del Napoli sono zeppi di profeti spergiuri: promesse infinite, ma campionati vinti solo due, finora. Errore che commette anche Benitez. Dopo due sconfitte, assicura che nulla è perduto. Certo. Ma più che un vaticinio, occorre un’analisi serena. Lucida. Anche impietosa. Che cosa non va, questo bisogna capire subito. Sembra assente la società. Un presidente dopo due sconfitte consecutive e a poche ore dalla sfida di Dortmund sta accanto alla squadra, o c’è un dirigente con personalità e poteri che rappresenti De Laurentiis. Sembrerà banale, persone di Castel Volturno estranee alla società ma vicine ai giocatori telefonano per segnalarne i malumori. Un black-out avrebbe impedito per tre giorni la doccia calda dopo l’allenamento in palestra. Non è questo il motivo della doppia sconfitta, ma non c’è nulla di più afflittivo per un giocatore che sentirsi trascurato. Sono state riattivate? Una squadra che gioca per scudetto e Champions: sembra credibile? Per la società Benitez è un allenatore comodo. Un professionista tollerante. Non alza mai la voce. Si fa carico di tutto. Anche rasserenare i giocatori. Spesso indispettiti per promesse mancate. Benitez è così disponbile da perdonare tutti, anche se stesso. Ma la doppia sconfitta suggerisce qualche domanda. La prima è di ordine atletico. Come spiega una squadra imbolsita, che perde sprint? Juve e Parma correvano più del Napoli. Si è ripetuta l’inferiorità numerica. Sembra che il Napoli abbia perso resistenza anaerobica. L’altra, sul piano tattico. Il Napoli è lento e sbilanciato in avanti. Occupa gli spazi offensivi, li ingombra, lasciandosi il vuoto alle spalle. Doppio danno. Sabato attaccava in spazi stretti, i giocatori del Parma disposti a maglie strette diventavano scudi umani: ribattevano con il corpo molti dei tiri. Lo stesso Napoli era permeabile, perché doveva difendersi in spazi larghi. Significativa l’azione del gol di Cassano. Il fantasista barese avanzava in un corridoio vuoto. Colpa non di Britos come è sembrato, si è allargato per tamponare Biabiany. Ma di Albiol, che non è uscito in tempo per ostacolare fuori area la cavalcata di Cassano, magari con un fallo. Donadoni infatti ritirava le punte per ottenere un doppio vantaggio: irrobustire il centrocampo e spedire in contropiede veloce Sansone, Cassano e Biabiany nella metà campo semideserta del Napoli. Benitez dovrà chiedersi perché non ha sostituito subito alcuni. Maggio sulla destra non marcava né attaccava. Ad inizio di ripresa, era inevitabile sostituire Pandev oltre che Insigne, che dopo i capelli traccia un complesso perimetro per la barba, dalla mascella in giù. Ha perso smalto Callejòn, logorato da un avvio massacrante di stagione. La mancanza di leader è un’ipotesi plausibile. Ma spunta nelle giornate peggiori. Quando il Napoli volava, nessuno se n’è accorto. Domani è già Champions. L’assenza di Hamsik offre l’opportunità di un centrocampista in più. Ma più che i nomi contano le motivazioni: è la partita che può valere la qualificazione. La sconfitta interna del Borussia Dortmund impone una revisione tattica: il Napoli dovrà arretrare e sfruttare nelle ripartenze gli spazi laterali, punti deboli di Klopp come si è visto sabato. Distaccato dal Bayern di 7 punti, si gioca l’anima in Champions. Un rivale così concitato è l’ideale per un Napoli che ritrovi equilibrio tattico, cinismo e almeno un po’ di ritmo.

Fonte: La Repubblica, Antonio Corbo

La Redazione

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