Complimenti davvero: sono arrivate alle semifinali le quattro Nazionali che hanno maggiormente meritato; tre su quattro erano tra le naturali favorite ma l’Olanda rientrava anch’essa nel novero delle potenziali stelle di questo Mondiale, che ha espresso sorprese soltanto nella prima fase, che poi ha rispettato i valori della vigilia, che ha lasciato emergere – ovviamente – differenze di stili e di modelli di calcio ma che alla distanza ha premiato le squadre che più di ogni altra hanno colpito. Brasile-Germania e Olanda-Argentina sono due finali, per la storia delle quattro Nazioni (soltanto l’Olanda non ha mai vinto il mondiale ma ci è andata vicinissima in più di una circostanza); per gli organici che ogni tecnico ha sapientemente gestito in condizioni ambientali assolutamente difficili; per ciò che si è visto in campo. Sono partite che non possono essere accompagnate dal alcun pronostico: chi vive di calcio sa bene come una sfida possa essere indirizzata anche da un dettagli apparentemente insignificante, dunque inutile sbizzarrirsi. E né è possibile soffermarsi sulla condizione delle quattro semifinaliste: se sono arrivate sin qua, vuol dire che sono quelle che stanno meglio. E’ chiaro che il Brasile rischia di avvertire in maniera pesante l’assenza di Neymar (a quella di Thiago Silva si può porre rimedio, avendo in organico calciatori che sono in grado di ricoprire quel ruolo con disinvoltura) ma va anche detto che incidenti del genere a calciatori d’importanza così rilevante possono servire per trovare nuove soluzioni tattiche, per rimediare ulteriore energia nella squadra. La Germania sa bene che sarà complicato, perché il Brasile fino ad ora è stato indiscutibilmente legato in maniera netta ed evidente al talento di Neymar: ora che quel genietto (al quale auguriamo di tornare in campo al più presto) non c’è, Scolari organizzerà il proprio gioco in maniera diversa. E’ una variabile anche questa. Ma chi perde molto è anche l’Argentina, che senza Di Maria deve rimpiangere un giocatore estroso, velocissimo e tatticamente unico: ciò comporterà a Sabella le stesse preoccupazioni che l’infortunio di Neymar ha scatenato in Scolari, perché in pochi giorni va ridiscusso il modulo, va ritrovata una coesione tattica e un equilibrio; insomma, va fatta una scelta non soltanto sugli uomini chiamati a sostituire i due infortunati ma anche sull’atteggiamento da intraprendere per quella partita che vale l’ammissione alla finale della coppa del Mondo. Saranno due giorni nelle quali ci sarà comunque da emozionarsi, così come lo è è stato questo mese pieno del Mondiale, che ci ha consegnato per le semifinali le quattro squadre maggiormente solide, quelle che – ognuno a modo suo – sono riuscite a conquistarsi questa possibilità attraverso il proprio modello inaspettato di gioco condito da tanta intensità (è il caso dell’Olanda e della sua inedita difesa a tre), la forza espressiva dei propri interpreti (come il Brasile), la propria «maturità » e la solida esperienza dei propri calciatori-simbolo (quella dell’Argentina) o anche la propria fisicità arricchita da un nuovo modo di far possesso (e questa è la Germania). Io non mi sbilancio…
Fonte: Corriere dello Sport
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