Trema, la Juve Stabia. Dopo la sberla per la richiesta di penalizzazione, Castellammare prova a reagire. E ognuno lo fa a modo suo. Il sindaco Bobbio, ex magistrato, al mattino attacca la Procura federale della Figc («È l’unica che ancora applica la responsabilità oggettiva») e spiega di essere
«Stanco dei pregiudizi e per nulla contento dei toni usati nella requisitoria dal vice di Palazzi: la camorra in città esiste, ma la Juve Stabia ne è estranea. E non si può chiedere la condanna del club solo perché è la squadra di una città dove la malavita ha un peso enorme: penalizzarla significa punire ancor di più solo la vittima di un illecito e non l’autore».
Il presidente Manniello, nel pomeriggio, viene trasportato sul palco, con contorno di tifosi rombanti e urla:
«Siamo innocenti, nessuna combine: paghiamo l’equazione Castellammare uguale camorra». I consiglieri comunali arringano la folla per «difendere la società e la città dagli attacchi del calcioscommesse e i continui accostamenti alla camorra».
Parla anche l’ex sindaco Vozza:
«Abbiamo lavorato per portare questi dirigenti, non possono ora toglierci la serie B. È una società di persone perbene».
I duecentocinquanta tifosi presenti alla manifestazione convocata in fretta e furia sotto la curva San Marco sono in delirio tra cori e bandiere. Loro sono (recita uno striscione) gli «indignados» dei Monti Lattari, sul piede di guerra per quella richiesta di -9 che rischia di “terremotare” la classifica della neopromossa Juve Stabia al suo primo anno in serie B.
Cattivi pensieri che, puntuali, sono tornati a premere con forza, a sbattere addosso alla Juve Stabia, alla sua gente, alla città. Il primo effetto dei deferimenti e della proposta di penalizzazione della Procura federale è che Castellammare, adesso, non riesce più a riderci sopra. Nemmeno per esorcizzare i fantasmi di una partita lontana più di due anni (era il 5 aprile 2009 e Juve Stabia-Sorrento finì 1-0 per gli stabiesi).
“Ma se noi avessimo comprato le partite”
prova ancora a ironizzare Manniello
“Saremmo retrocessi come avvenne quell’anno?”.
Secondo l’inchiesta della Dda, i calciatori Biancone e Spadavecchia, entrambi tesserati con i rossoneri (6 punti di penalità chiesti per il Sorrento in Lega Pro), lavorarono per aggiustare il risultato, per favorire il business milionario e criminale gestito dal clan D’Alessandro.
Manniello non ci sta:
«È un linciaggio contro di noi. Sapete quante sono le intercettazioni? Cinque e solo in una il nostro ds di allora (Amodio, attuale amministratore unico: per lui la Procura ha chiesto 3 anni e 3 mesi di inibizione, ndr) scambia due chiacchiere con un tale che non è neppure tesserato, parlando di infortuni e di ritorni in campo. Una, lo giuro. Siamo persone perbene. Non c’entriamo niente né con la camorra né con il calcioscommesse».
La città sta col fiato sospeso. Sarà così fino alla sentenza, attesa domani o al massimo martedì. Ha voglia Manniello a far sapere ai tifosi che
“Siamo assolutamente sereni e dovete esserlo anche voi”.
Impossibile. A Castellammare hanno preso a girare voci incontrollate, impossibili da verificare. C’è chi paventa una rivolta degli ultrà in caso di pene severe. Altri condiscono con il pepe ricostruzioni alla Sherlock Holmes su un intervento rovina-Juve Stabia per salvare altre responsabilità assai maggiori. Balle? Molto probabile. Ma quando parte il contagio, anche un raffreddore diventa patologia da luminari della medicina. Ma dopo l’accusa di «illecito sportivo», la più pesante per un club quando si parla di incontri truccati, il nuovo rischio è che la favola si trasformi in un incubo. Scorri i forum, giri nei bar. Si parla solo di questo perché non si aspettava altro. Nemmeno, forse, una mano più leggera da parte di Palazzi. La squadra ascolta le urla che arrivano da fuori. L’allenamento di rifinitura in vista della gara di oggi si è appena concluso. Braglia sceglie gli uomini che affronteranno l’Ascoli. L’altro presidente, Giglio, rivela:
«Che gioia aver sentito le accorate parole di difesa di Braglia. Per convincerlo a venire qui ho impiegato molto tempo. Anche lui aveva qualche pregiudizio. Vivendo con noi ha capito che gente vive a Castellammare».
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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