Un fulmine a ciel sereno rischia di sconvolgere l’estate della Juve Stabia. Voci provenienti dagli ambienti gialloblù danno imminente l’addio del patron Franco Giglio proprio nel bel mezzo della campagna acquisti in vista della prossima stagione. Dietro la decisione del massimo dirigente, che divide il timone del club con il socio Franco Manniello, vi sarebbe la volontà di dedicarsi esclusivamente alla gestione imprenditoriale delle attività appartenenti alla propria famiglia. Una scelta che fornirebbe di fatto la quadratura di un cerchio che aveva registrato poche settimane or sono una netta riduzione del budget messo a disposizione per l’imminente sessione trasferimenti ed una serie di operazioni ad oggi improntate soprattutto all’ingaggio di giovani in prestito oltre che sul far cassa grazie alla strategia dei controriscatti operati da Genoa e Fiorentina per rilevare Improta, Seculin ed Acosty, quest’ultimo passato poi al Chievo.
Prospettiva che ha del clamoroso alla luce del quinquennio che, iniziato nel 2008 con l’amara retrocessione in Seconda divisione, ha visto la società campana protagonista di una scalata da record che ha regalato alla città delle acque quella serie B che mancava da oltre sessant’anni. A Giglio va soprattutto riconosciuto il merito di aver voluto puntare su Piero Braglia quando il tecnico toscano, reduce dall’esonero di Taranto, rischiava di restar confinato fuori dai giochi.
Una scelta difesa aspramente anche quando, sia in Lega Pro che al primo anno tra i cadetti, i risultati tardavano ad arrivare tra i mugugni generali. «È una persona incredibile – ha spesso dichiarato scherzando il tecnico toscano – quando voleva portarmi alla Juve Stabia diminuiva l’offerta ad ogni appuntamento. Se non avessi accettato avrei dovuto pagare io lui».
Istantanea perfetta di un patron sempre con il sorriso sulle labbra anche quando si è visto costretto a restare per lungo tempo a Santo Domingo nell’anno della promozione a causa di alcuni problemi con un albergo costruito nell’isola caraibica. I tifosi, gelati dall’indiscrezione, continuano a sperare in un dietrofont da parte del massimo dirigente che con Manniello ha composto il più classico dei binomi quiete-tempesta: sereno e riflessivo sino all’inverosimile il primo, istintivo e burrascoso il secondo seguendo i canoni che da sempre rappresentano i due status symbol di chi ama il calcio.
Dovesse restar realmente solo al timone del club gialloblù, a Manniello spetterà l’arduo compito di regalare la terza salvezza consecutiva tra i cadetti confrontandosi con risorse economiche di giorno in giorno più ridotte in una realtà che stenta a veder decollare i rapporti con l’imprenditoria locale.
Fonte: Il Mattino.
La Redazione.
D.G.
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