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Il prefetto: «Pochi uomini e tunnel allagati. Fuorigrotta poteva diventare una trappola»

Ore 13. Al tavolo della prefettura, il direttore sportivo del Napoli Riccardo Bigon pronuncia la frase liberatoria:

«In questo momento il pallone non rimbalza sull’erba del San Paolo».

Silenzio. Tutti girano lo sguardo per incrociare quello del prefetto Andrea De Martino. Pochi secondi e si diradano i dubbi, proprio mentre dalla finestra che si affaccia sul Plebiscito, si affaccia il sole. Partita rinviata. Napoli-Juventus, con i sessantamila tifosi annunciati sugli spalti, si giocherà in un’altra data. A metà domenica ci sono ancora le strade allagate e le notizia della disgrazia di Pozzuoli a tenere alta la tensione, proprio mentre spunta il sole.

Prefetto De Martino, ma era proprio inevitabile rinviare la partita?

«Il sole? Che ci fosse un miglioramento delle condizioni era ben noto anche a noi. Anzi, la pausa dopo il violento nubifragio della mattinata, è durata anche meno di quello che si prevedeva. Si è deciso in modo ponderato, dopo un’attenta analisi da parte di tutti sugli effettivi rischi che poteva comportare lo svolgimento di un avvenimento sportivo così atteso e così seguito da decine di migliaia di tifosi».

Quali sono i rischi che hanno portato al rinvio?

«Sono rischi ancora presenti ben più tardi della decisione presa. Ad esempio i cinque sottopassi della zona di Fuorigrotta chiusi per allagamento che comportano grave disagio e rischio per la circolazione, tanto più che la partita avrebbe portato sessantamila spettatori al San Paolo. Ma ovviamente non è stato solo questo a portare al rinvio…»

Cos’altro, allora?

«Nel corso del comitato convocato in prefettura tutti i rappresentanti della forze dell’ordine e delle istutuzioni hanno manifestato i propri dubbi e le proprie preoccupazioni, che partivano da fatti oggettivi. Ad esempio la contemporaneità degli eventi, quelli dell’emergenza e la necessità di garantire l’ordine pubblico a Fuorigrotta. A fronte delle condizioni meteo conosciute, compreso la prevista pausa pomeridiana, alla fine la determinazione è stata quella di evitare di giocare. Ed era una decisione da prendere in quella occasione, non potevamo aspettare il pomeriggio. Faccio un altro esempio: le stazione della metropolitana in piazza Dante e a Salvator Rosa chiuse per allagamento. certo non sarebbero state riaperte al termine della partita. Con i sottopassi chiusi, i mezzi pubblici alle prese con la viabilità bloccata era impensabile convogliare in una situazione così difficile sessantamila tifosi a fronte di forze dell’ordine impegnate su tanti altri fronti».

Quali?

«In città come in provincia la situazione era ed è pesantissima. In più le previsioni annunciano altre piogge, che rischiano di gravare su una situazione già precaria. Le forze dell’ordine sono impegnate in servizi di emergenza. Ci sono auto ferme, sgomberi, strade da presidiare. Operazioni che hanno bisogno dell’assistenza di tutte le forze di polizia. Lo stesso questore ha sottolineato come i servizi necessari per la partita avrebbero sottratto uomini al fronte della calamità in corso».

Sulla decisione del rinvio quanto ha pesato la tragedia di Pozzuoli?

«Ripeto, è stata una valutazione complessiva. Sul fronte dell’allerta maltempo già da sabato scorso eravamo in campo sapendo che sarebbe stata una domenica a rischio. Avevamo già allertato tutti i comuni affinchè tenessero aperti e pronti a intervenire gli uffici di protezione civile. Così come è stata aperta la nostra sala operativa in prefettura, pronti a governare tutte le situazione che si potevano verificare. Pronti a decidere e soprattutto a prevenire».

 

La Redazione

A.S.

Fonte: Il Mattino

 

 

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