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Il paradiso perduto di Maradona. Quel che resta della casa di Diego

Da nove anni l'ex centro sportivo degli azzurri è abbandonato: senza custodia e manutenzione

Il tratto di salita che separa gli spogliatoi dal campo una volta pullulava di cronisti. Appostati sulla porticina azzurra, intercettavano i calciatori per strappare una battuta, captare sensazioni. Adesso è un pezzo d’asfalto puntellato da buche e ricoperto di calcinacci. Ai lati, alla base dei muri, dominano le erbacce. Segni di un lungo abbandono.

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Benvenuti al Centro Paradiso di Soccavo. Casa Napoli fino a nove anni fa, oggi precipitata in un destino di inferno. Oltre il cancello azzurro, quasi arrugginito, solo degrado e desolazione. In quel che rimane degli spogliatoi, vetri in frantumi e pareti sbertucciate. Rimane solo la vasca da bagno. Ci si immergeva Maradona dopo gli allenamenti. Una sua figurina è ancora attaccata al muro. Sorride, in braccio la Coppa Uefa, giorni felici. Minuscola traccia di un passato lontano.

Dagli anni Settanta fino al fallimento del 2004, Soccavo è stato il quartier generale del Napoli. Un’intuizione del patron Corrado Ferlaino, costruì la struttura su un suo terreno e la regalò alla società. Campo, spogliatoi, uffici, foresteria per i giovani. Ci sono passati il Napoli degli scudetti, di Vinicio, Lippi, Boskov, Novellino. Qualche campione, tanti ottimi giocatori, meteore. Nell’anno del terremoto, Krol e compagni si trasferirono con le famiglie al seguito.

Il rifugio di Soccavo servì a cementare quel Napoli, non eccellente, eppure capace di sfiorare il tricolore. Oggi Soccavo è un rifugio per randagi e senzatetto. I vandali e i ladri hanno distrutto e portato via quasi tutto. Basta varcare il cancello, aperto, per addentrarsi nel Paradiso perduto. I custodi mancano da nove anni. Li pagava Giorgio Corbelli, attraverso la Diciassettezerosette, locataria della struttura, in affitto al Napoli fino al fallimento.

Proprietarie due società di leasing, le banche San Paolo di Torino e Popolare di Ancona, che l’avevano acquistata per 12 miliardi di lire nel 2000, quando Corbelli entrò nel Napoli come socio di Ferlaino. Vendita finita al centro del processo per il crac azzurro.

La Diciassettezerosette ha fatto un passo indietro, non pagando più canone e manutenzione, quando la curatela fallimentare ha contestato l’operazione chiedendo la revocatoria. Tocca dunque al tribunale decidere se il Paradiso è a disposizione della curatela o di Corbelli. La situazione è congelata. Dovesse sbloccarsi, la struttura finirebbe in ogni caso sul mercato.

Ma già adesso, se qualcuno volesse rilevarla, potrebbe cercare un accordo con le parti in causa. “In passato, qualcuno si è fatto avanti – spiega Corbelli – ma in una maniera molto timida. Fa male vedere il centro Paradiso in queste condizioni, ma nessuno ha mai mosso un dito”.

Degrado e incuria. Il campo è una distesa di piante alte e sterpaglie. Difficile farci rotolare un pallone. A fine allenamento Alemao ne calciava una decina al di là del muro di cinta per regalarli ai ragazzi che aspettavano all’uscita i giocatori, mandando su tutte le furie il magazziniere Starace. Dall’ingresso al terreno di gioco si scorgono appena i pali della porta tra l’erba alta. Maradona si divertiva a centrare la traversa da metà campo. Forse, con una magia delle sue, ci riuscirebbe pure adesso.

Fonte: repubblica.it

 

La Redazione

L.D.M.

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