Miguel Reina, padre di Pepe, ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, toccando diversi argomenti: “Peccato per il mio Atletico e per il Napoli di Pepe: sarebbero state poderosi anche in Coppa. E allora ci resta Juve-Real, non proprio le squadre più amate in famiglia: ho il cuore diviso, ma al contrario… Sono i nostri incubi. Non è una polemica, ma un dato di fatto. Il Madrid e la Juve ci hanno tolto tanti titoli, sono squadre simili, potenti e vincenti. Quello che per me era il Real, è per Pepe la Juve: il gigante che si mette in mezzo quando sei a un passo dalla festa”.
“Che grande avversario è stato il Real in tutta la mia vita e anche questa Juve è un osso durissimo per un grande Napoli. Parliamo di me: per una cosa o per l’altra, per un rigore o per un gol beffardo, non sono riuscito a vincere la Liga contro di loro in otto anni al Barça…”.
Dopo sì, nel 1976-77 riuscì a beffare almeno una volta gli arci-rivali in maglia Atletico: “Una gioia così, unica e quindi ancora più bella, la merita pure mio figlio: stanno abbattendo tutti i record, cosa devono fare di più? Andrò a vedere l’ultima di Pepe al San Paolo”.
Ma, in fondo, anche nel racconto del nemico, c’è affetto sincero: “Real significa anche l’immenso Di Stefano – ricorda ancora Reina –: dopo il suo rapimento in Venezuela, incontrò mio padre, cuoco nel suo albergo. “Una tortilla, por favor!”, le sue prime parole dopo il rilascio. E che amicizia con Gento: gli cantavo un flamenco, lui piangeva per l’emozione”.
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