A Tutti in Ritiro su Canale 21 è intervenuto l’ex attaccante azzurro Roberto Sosa, l’ultimo ad indossare la maglia numero 10 prima che venisse ritirata. Dopo aver ascoltato in diretta da Pozzuoli il brano “A Mano ‘e D10S” dei Foja, il Pampa si è commosso e ha raccontato – visibilmente emozionato – il ‘suo’ Diego Armando Maradona: “Sto cercando di non pensare a Diego mentre parlo. Lui ha giocato, come me, anche nel Gimnasia La Plata in Argentina. Ricordo quando mi abbracciò come fosse mio padre quando indossai la numero 10 del Napoli per l’ultima volta. Lo hanno lasciato solo e non si sono presi cura di lui fino alla fine (piange, ndr). La mia maglia firmata da lui la conservo in un posto segreto. Quando ti abbracciava era un’emozione incredibile. Ho i brividi addosso. Appena tornato a Napoli – continua Sosa – ho portato mia figlia allo stadio ‘Maradona’. Mi sono tatuato sul polso il suo 10. La maglia di Diego non può essere più indossata da nessuno, forse solo da una bandiera come Lorenzo Insigne. Per quanto riguarda la situazione di quest’ultimo, spero che si possa trovare un accordo nel minor tempo possibile. Non si può paragonare la questione Insigne con quella di Donnarumma: Lorenzo è un calciatore da cui tutti si aspettano la giocata decisiva, è il pupillo di Napoli. Si deve assolutamente risolvere questa situazione”. Sosa, parlando del lavoro di Spalletti nel ritiro di Dimaro, dichiara: “Questo è già un momento importante della stagione. I giocatori stanno conoscendo le idee del mister. Ho avuto Spalletti a Udine in una stagione un po’ complicata. Lui puntava molto sul parlare in maniera individuale con i giocatori. Secondo me il Napoli ha una rosa importante e competitiva. Ricordiamoci che la squadra non è andata in Champions per un solo punto. Su Insigne? Tutto il mercato ruota intorno a lui che è il giocatore più importante” Cosa significa per gli argentini quel famoso gol di Maradona contro l’Inghilterra? Per Sosa si tratta di un qualcosa in più di una semplice rete: “Ho un bellissimo ricordo di quella partita, la vidi con i miei nonni che oggi non ci sono più. Mio padre mi parlava sempre di un numero 10 fantastico, solo quando diventai più grande capii che giocava nel Napoli. A quel punto per me esisteva solo la società azzurra, non conoscevo né il Milan, né l’Inter, né la Juventus: solo Napoli e Maradona. Voglio sempre ricordarlo col sorriso”.
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