NAPOLI – La cresta altissima per fendere l’aria: e lassù, in quella cima provvisoria, c’è l’essenza d’un leader, c’è la bandiera che sventola orgogliosa della propria scelta di vita. «Io qui sto bene e ci sta bene la mia famiglia. Io qua sono felice». Si scrive Hamsik e si declamano capolavori in serie: una doppietta al Bologna, un’altra al Chievo e (complessivamente) settantaquattro reti in sette stagioni che spediscono a tre gol dall’ottavo posto di Savoldi nella classifica dei bomber di tutti i tempi, che inducono ad abbracciarsi al neo-capitano per convincersi che nulla sia impossibile, per andarsene a spasso con quell’andatura caracollante, in apparenza indolente ed in realtà devastante. L’Hamsik più “prepotente” del settennato è racchiuso in quei centottanta minuti senza macchia e senz’alcuna paura di rimettersi in gioco, spostando la sua zona di competenza una quindicina di metri più avanti rispetto al passato, avvertendo la presenza di Higuain assai vicina e cogliendo al volo le opportunità offerte nei sedici metri.
UGUALE E DIVERSO – Hamsik-1, con il Bologna, esibisce il suo talento (e anche l’istinto), stordendo difensori e portieri, domando la traiettoria d’un dribbling (uno slalom) nello stretto, infine poggiando nella porta sguarnita come un bomber raffinato. L’Hamsik-2 è una scarica di tritolo dal limite area, la potenza fisica e atletica spigionata sullo scarico di Pandev che sgretola qualsiasi umanissima resistenza. Poi c’è l’Hamsik-3 che è praticamente simile al precedente, perché stavolta accade sempre dal limite, però sulla giocata in orizzontale e attraverso il giro-palla di Insigne, che al capitano viene la pazza idea di provarci, di scagliare la sassata con il destro e di andare a scovare l’angolo sinistro. L’Hamsik-4 è invece persino accademico, nonostante l’intuizione di andare a rimorchio, di starsene nell’area, di aspettare che qualcosa accada, perché niente succede per caso, manco la confezione d’un poker da parte di un asso che ha appena firmato il rinnovo (si va fino al 2018), che ha ereditato di diritto – dopo lo scivolamente in panchina di Cannavaro – la fascia di capitano, che ha ben scolpito in testa ciò che deve chiedere alla sua vita da napoletano: «Voglio finalmente vincere qualcosa di importante».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
L.D.M.
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