Respiri il Napoli e poi guarisci. Vabbè sarà un po’ esagerato, ma un fondo di verità c’è. Chiedetelo comunque ai vari Britos (su tutti), Pandev, Campagnano, tanto per fare dei nomi. Vittime di infortuni che poi hanno anche trovato guarigioni spedite, accorciando di gran lunga i tempi previsti per il completo recupero. Sorprendendo non solo gli stessi infortunati, ma anche lo staff che li aveva in cura. Leggetelo pure sulle carte, quelle delle statistiche, quelle che tracciano bilanci difficilmente confutabili.
PRIMATO – Napoli primo in classifica, in quella delle indisponibilità ed infortuni per la stagione in corso (naturalmente dalla parte del segno “meno”) con appena sei infortuni e solo 21 assenze sino alla 27esima di campionato. E questo è un dato entusiasmante, ma che fa anche riflettere se posto a raffronto con quello dell’ultimo classificato. Ovvero il Milan. Fanalino di coda con ben 161 assenze e 38 infortuni, in barba a quel progetto di MilanLab “rivoluzionario”, varato nel 2002 e costato quasi cinque miliardi delle vecchie lire. Uno sproposito rispetto ai costi del “Lab” azzurro. Un trend per nulla contingente, poiché già nella scorsa stagione (2011/12), il numero di assenze dei calciatori rossoneri fu di circa sei volte superiore a quello degli azzurri. Napoli-Milan, sfida aperta per la Champions ma già (scongiuri facendo) praticamente chiusa sul fronte sanitario. Dove non c’è corsa.
NAPOLI LAB? – Più che legittimo allora definirlo così, alla luce stessa dei risultati. Entusiasta lo stesso presidente: «Il Napoli ha uno staff sanitario “avanti” come prevenzione, mentalità e organizzazione». E’ per questo che la squadra di Mazzarri merita il titolo di squadra “sana come un pesce”, grazie ad un’infermeria quasi sempre vuota: mai più di due indisponibili a partita. Gli azzurri risultano altresì campioni di salute e di integrità fisica: infatti nei primi 7 mesi del campionato, sono stati rilevati solo cinque problemi muscolari e poche altre piccole noie, come distorsioni e affaticamenti, rispetto ad infortuni più gravi occorsi ad atleti di squadre avversarie. E questo è un dato che si ripete negli anni, dal 2008, perciò non derivante da pura coincidenza.
LO STAFF – L’equipe medica è guidata dal dott. Alfonso De Nicola, fisiatra e medico dello sport, uno dei primi maestri italiani ed europei nella prevenzione e riabilitazione della pubalgia. Con lui collaborano il fisiatra dott. Enrico D’Andrea, esperto in posturologia e medicina manuale, e il medico dello sport dott. Raffaele Canonico, esperto in nutrizione e valutazione funzionale, che coordina anche il settore giovanile. E poi il riabilitatore Rosario D’Onofrio, i fisioterapisti Agostino Santaniello e Giovanni D’Avino, il massoterapista Marco Di Lullo.
PREVENZIONE – Piani di lavoro fatti su misura per la squadra, e volti a prevenire qualsiasi tipo di patologia. Vengono valutati e monitorati gli aspetti biomeccanici, posturali e metabolici. Ciò consente di prevedere e quindi evitare i problemi di natura muscolare e traumatica cui potrebbe andare incontro il calciatore, ed al contempo di rendere al meglio e recuperare più velocemente dalla fatica psico-fisica accumulata. Ma anche quando un si verifica un infortunio (serio o meno), il Napoli sa come intervenire. Analisi video per stabilire le cause, allenamenti personalizzati e “mirati” durante il periodo di indisponibilità, così da facilitare e velocizzare il recupero. E poi tabelle personalizzate e alimentazione controllata, con un impegno dell’intero staff di oltre 12 ore al giorno. Perciò, oltre a un club che si fa onore in campo, ce n’è un altro che sa far quadrare i bilanci a meraviglia, ed un altro ancora che sana piedi, ginocchia, muscoli ed anche mani. A tempo di record, come nessuno in Italia.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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