Un altro trionfo, forse il più bello di questo incontenibile avvio di stagione, probabilmente il più clamoroso per le dimensioni e per come è maturato, di sicuro il più minaccioso per chi, come l’Inter in diretta e come le altre avversarie davanti alla tv, hanno assistito alla potente partita del Napoli. Erano 17 anni che non batteva i nerazzurri a San Siro, c’è riuscita ieri sera in fondo a una gara che è stata un tumulto, ma che la squadra di Mazzarri non ha mai smesso di giocare, da grande, grandissima squadra. Questo è un trionfo che raccoglie il senso di una squadra forte dentro, sicura, compatta, capace di segnare 3 gol anche senza il suo bomber e di andare in testa al campionato. Oggi non c’è una candidata più autorevole per lo scudetto.
RIGORE E ROSSO – La svolta è arrivata alla fine del primo tempo. Con un errore di Rocchi e dell’assistente Nicoletti, il Napoli è andato in vantaggio ed è scoppiato il finimondo. Un fallo (una spinta) che Obi ha commesso su Maggio appena fuori area è stato trasformato in calcio di rigore. Per il giovane nigeriano era il secondo giallo, così prima del rigore l’Inter era già in 10. Intorno a Rocchi si è scatenata l’iradiddio, gli interisti non ci stavano: l’errore era davvero pesante. Riportata la calma ( si fa per dire), Julio Cesar ha fatto un gran balzo per respingere il tiro di Hamsik, ma Campagnaro è stato più lesto di Nagatomo e ha segnato. Altre contestazioni (giocatori in area, rigore da ripetere), altri gialli per Zanetti e lo scatenato Julio Cesar, fino alla fine del primo tempo, quando perfino Ranieri si è infuriato.
L’EQUILIBRIO – Fino a quel momento era stata una partita pari, come occasioni e come gioco. L’Inter attaccava a destra con buona efficacia grazie a quel fenomeno ritrovato di Maicon. In quel settore, Ranieri aveva mosso le sue pedine con intelligenza: Zanetti faceva sfilare Maicon per l’affondo, con Alvarez che faceva (o meglio: avrebbe dovuto fare) da trampolino per il brasiliano. Zuniga rimpallava da un interista all’altro e troppo spesso gli mancava il sostegno di Pandev.
LA PERSONALITA’ – Ma col passare dei minuti, il Napoli prendeva sempre più possesso del campo attraverso il lavoro dei due centrali, Inler e Gargano, controllati a distanza (troppa) da Cambiasso e Zanetti. La manovra del Napoli scorreva con maggiore autorevolezza, giocava con idee e personalità, da grande squadra sul campo dei campioni del mondo. Si sentiva l’assenza di Cavani (anche perchè Pandev faceva di tutto per farlo rimpiangere) ma solo nella fase finale dell’azione: lo sviluppo, prima della sua conclusione, era privo di intoppi, soprattutto quando attaccava sugli esterni con Zuniga e con l’imprendibile Maggio, il vero protagonista di questa partita.
CONTO CHIUSO – Dalla tribuna, dove era andato a sistemarsi dopo l’espulsione nell’intervallo, Ranieri ha schierato l’Inter col 4- 4- 1, con Alvarez a sinistra e Forlan a destra. Il Napoli ha cominciato a tenere palla, ma l’Inter fremeva, col carattere di chi non vuole mollare e con la rabbia per quanto era successo. Ma i cambi hanno chiuso il conto. Dopo l’espulsione di Obi, era entrato Nagatomo al posto di Chivu che si era infortunato, mentre al 6′ della ripresa Mazzarri aveva tolto lo sbiadito Pandev per far entrare Mascara. Al 12′, lancio verticale dell’ex catanese per Maggio su cui Nagatomo era in netto vantaggio. Era. Perchè sulla palla, con Julio Cesar in uscita al limite dell’area, è arrivato prima Maggio e con un pallonetto l’ha piazzata in rete. All’Inter non poteva bastare l’orgoglio, era la sua terza partita a San Siro senza una vittoria né un gol, ma adesso la salita era diventata troppo ripida e ha cominciato a rallentare. Zuniga le ha concesso un’ultima possibilità, sbagliando in maniera folle ( solo, a porta spalancata) il terzo gol su assist di Hamsik. Ma a quel punto è stato lo slovacco a decidere di arricchire la partita con una sua gemma, anche per farsi perdonare il tiro sbagliato dal dischetto: assist di Lavezzi che l’ha messo davanti a Julio Cesar, facile il gol, grande il trionfo.
Alla fine “O surdato ‘nnammurato” ha riempito anche San Siro e l’ha felicemente contagiato perchè dalla Nord, finita la partita, hanno chiamato la loro squadra sotto la curva: aveva preso 3 gol, ma i tifosi l’hanno applaudita. Bravi.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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