C’era una volta il Napoli. L’ultimo di Mazzarri che fu però primo per un po’. Spettacolare a modo suo, vincente. Partì fortissimo. Giocava un gran calcio. Pratico, efficace. Che piaceva e faceva sognare. C’era una volta. Pure se poi, in fondo, c’è anche adesso. Analogie, cifre, riflessioni: un anno fa come oggi. Sette giornate di campionato, stessi punti in classifica (19) e soprattutto stessa attesa, quel fremito che è curiosità, speranza e batticuore aspettando “la Partita” , lo scontro diretto con la Roma, quell’ora e mezza più recupero per certificare le sensazioni fin qui avute e farne punti, verità, gerarchie.
Mazzarri, all’ottava si trovò davanti la Juve (perse 2-0) Questa volta c’è la Roma capolista
LA SFIDA – Accadde allora, succede adesso: il parallelo è tattico, tecnico, emozionale. E poi è tutto nei numeri. Che sono ormai storie da raccontare. Un anno fa Juventus-Napoli tracciò una linea, segnò una frontierà: due a zero e la percezione evidente che c’erano ancora delle differenze. Che i bianconeri erano più forti. Eppure, fino alla sfida di Torino, erano andate tutt’e due avanti a braccetto. Un gran bel Napoli. Senza Lavezzi, ceduto. Però con Pandev promosso tenore, Insigne da coccolare e Vargas da capire. Palermo il battesimo. Tre a zero con l’auterovelozza dei grandi. Hamsik, Maggio e Cavani, e chi sennò. Il gol alla sua ex un classico. Vargas gliela mise morbida, di giustezza, scappando via in contropiede. Più che un colpo di testa, fu una sponda. Regno delle due Sicilie tinto d’azzurro: unico colore vivo di inizio stagione. Il rosanero sbiadito, il viola opaco, il verde completamente assente. Prato del San Paolo spelacchiato contro la Fiorentina alla seconda. Sembrava Sabaudia, c’erano le dune. Segna Dzemaili, fa gol Hamsik: esulta, si tocca la cresta. Lo sente suo, insomma. Per la moviola è però autorete, e lui ci rimane male. La festa la farà di Insigne due settimane dopo. La sosta, il caldo che s’affloscia, duecentomila euro spesi e i giardinieri, rifanno il campo. Il San Paolo è un tappeto, e Insigne fa buca. E’ il suo primo gol azzurro. Corre sotto la curva, apre le braccia, si prende il futuro. Napoli-Parma 3-1. Filotto, punteggio pieno e primo posto. E la gloria di chi sembra davvero invincibile. Sembra.
POI… – Perché il calcio è strano e il pallone non sai mai dov’è che poi rimbalza. E allora capita che pareggi la partita che proprio non ti aspetti. E che pareva la più comoda. Clamoroso al Cibali: zero a zero col Catania con l’uomo in più per quasi novanta minuti. E rischio concreto di perderla. Mazzarri furioso. Serve una scossa, una reazione. Ci vuole Cavani, insomma. La notte con la Lazio è tutta sua. S’accende, il Matador. Si illumina, brilla. E’ la stella. Tripletta e pallone portato a casa. E potevano essere quattro se non avesse sbagliato il rigore. Cavani ne fa tre, Klose uno. Però di mano. E accerchiato dalla rabbia azzurra deve confessare. E’ un super Napoli. Inarrestabile. Ancora Cavani, decisivo su rigore a Genova con la Samp (0-1), poi Hamsik e Pandev battono in casa l’Udinese. Si arriva alla partitissima. Sei vittorie e un solo pareggio, proprio come adesso. Diciannove punti in classifica. Mazzarri come Benitez. Poi lo stop. Quel Napoli, all’ottava, si fermò a Torino. Questo Napoli, ottavo, vuole invece esserlo: ottavo Re a Roma.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
G.D.S.
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