C’è una logica stringente in questa vittoria del Napoli. Una logica di nome Higuain. Il Napoli ha avuto cinque occasioni da gol e le ha segnate tutte, tre col Pipita, uno dei più grandi attaccanti del calcio europeo, tecnico e spietato, rapido e potente, una con Pandev, ma anche questa inventata da un cross di Higuain, e l’ultima con Callejon, che ha chiuso la grande serata degli ex madridisti. Dei tre gol del Pipita, uno gli è stato annullato per un fuorigioco di poco, ma colto dalll’occhio di falco del guardalinee Galloni. La Lazio, prima di sfasciarsi dopo un’ora di partita, sepolta dagli errori della difesa, aveva costruito di più, aveva giocato con più insistenza, ma in attacco aveva solo un giovane che si farà strada come Perea e un mai cannoniere come Floccari. Troppa differenza per sperare di scamparla.
Ieri sera, col suo bomber, il Napoli ha intrerrotto la serie di sconfitte (erano tre), risolto il periodo nero, accorciato sulla Roma, rimesso la Juve nel mirino e ritrovato una sua vecchia certezza: il contropiede. Tre reti su quattro sono arrivate così. La Lazio invece è sprofondata in crisi, con la Nord in dura contestazione e con Petkovic in forte discussione, sempre più svizzero, sempre meno laziale.
LA FORZA DEL PIPITA – Mentre la Lazio stava giocando un calcio d’attacco, ha segnato il Napoli che fino a quel momento si era fatto notare solo per le sue recenti incertezze. Ha segnato il Napoli, ma il gol è stato tutto di Higuain: il lancio di Inler è stato trasformato in una pepita dall’argentino che ha saltato Cana, ha puntato Marchetti e, mentre Ciani sembrava vicino al recupero, lo ha battuto con un rasoterra, anticipando il difensore e prendendo in controtempo il portiere. In pochi secondi la Lazio è passata dalla condizione poco simpatica di squadra infilata mentre stava producendo il suo sforzo maggiore a quella assai più gradita di squadra beneficiata dal tocco sbagliato di un suo ex giocatore. Cross di Candreva, palla flipperata in area piccola, Behrami non si è accorto che gli stava arrivando addosso e l’ha girata nella sua porta.
SI RICOMINCIA – Dopo 25′, era tutto come prima. Da una parte c’era una squadra che quando entrava in possesso della palla sapeva cosa farsene, come muoversi, quali riferimenti cercare e questa squadra era la Lazio. Dall’altra c’era un attaccante straordinario che aspettava di essere più coinvolto dalla manovra perché in questo stadio (come si era visto alla vigilia di Ferragosto in Italia-Argentina) sa come trovare la porta. E quell’attaccante era Higuain.
La squadra di Petkovic attaccava quasi esclusivamente a destra, dove Candreva stava approfittandosi della vaghezza di Armero. Prima dei gol, la Lazio aveva avuto una buona occasione con Candreva (diagonale di sinistro uscito di poco dopo un dribbling secco su Armero, ovviamente) e altre mezze occasioni; il Napoli quasi niente, se non la rete annullata a Higuain per un fuorigioco.
GLI INTOPPI – Alla Lazio mancava la qualità di Hernanes, preso di petto da Behrami. Al Napoli continuavano a mancare le sicurezze smarrite dopo un brillante avvìo di stagione. Non aveva spinta sugli esterni, non era saldo in difesa, non produceva gioco nemmeno con Insigne e Callejon che Benitez aveva inizialmente scambiato di posizione (Lorenzino a destra, l’ex madridista a sinistra) per mettere in difficoltà il mancino Radu contro Insigne. Sembrava una squadra dal gioco pesante, un gioco che però il fenomeno argentino riusciva sempre a trasformare in pericolo per la barcollante difesa laziale. E’ lì che il Napoli è resuscitato, nel cuore della difesa della Lazio.
HIGUAIN TRAVOLGENTE – La squadra di Benitez è tornata in vantaggio dopo 6′ della ripresa, sempre per iniziativa di Higuain il cui cross sul secondo palo è stato trasformato in assist da un colpo di testa di Maggio e in gol da Pandev, sempre avvelenato con la Lazio come se fosse la sua prima volta da ex (lo dimostrano la sua esultanza con le orecchie mostrate ai tifosi e gli insulti rivolti forse a Lotito). Petkovic ha aumentato il peso dell’attacco con Floccari al posto di Gonzalez e col passaggio al 4-4-2. Poi dentro anche Keita, per dare più freschezza e squadra col 4-2-4. In questo modo ha lasciato molto campo al Napoli, troppo campo perché quella furia di Higuain non lo sfruttasse come sa fare. Azione secca di contropiede, Inler-Pandev-Higuain, con Cana, che sognerà il Pipita chissà per quante notti, finito di nuovo col sedere a terra, tiro e gol. Keita ha avuto un sussulto e con l’esuberanza dei suoi 18 anni ha segnato un gol bellissimo. Altri 5′ di speranza. Resa vana dall’ultimo contropiede napoletano, concluso dal gol di Callejon.
Fonte: Corriere dello Sport.
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