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Il Napoli supera le mura romane, Benitez vince una sfida tattica delicata e difficile

Pur senza un calcio brillante, portati a casa i tre punti con grande determinazione: secondo posto più vicino

Benitez sorride, il suo Napoli supera la Roma pur con riserve energetiche inferiori, due infortuni dell’ultim’ora e, quindi, un rendimento al 50%. C’è voluto cinismo per vincere una gara in cui il Napoli non ha prevalso, punito invece Garcia che ha scelto di giocare senza centravanti di ruolo. 

PREPARTITA – Prima ancora che sul campo, sfide come queste si giocano nella preparazione del match. Poco tempo a disposizione per entrambe le squadre, ma si era osservato giovedì come la Roma, già con nove partite stagionali in meno nelle gambe, potesse giovarsi di giocatori tornati meno usurati dagli impegni con le rispettive Nazionali (clicca qui per leggere l’articolo). Benitez ha poi dovuto fare i conti con due indisponibili dell’ultim’ora, Behrami e Jorginho, in pratica i due più preziosi elementi del centrocampo azzurro. Così il tecnico spagnolo ha dovuto proporre il duo di mediani meno efficace in questa stagione, Dzemaili-Inler, e per il resto ha messo in campo la formazione migliore con il solito modulo rodato. Dal canto suo Garcia non aveva ancora pronto Totti, e piuttosto che schierare Destro ha preferito giocare senza un vero centravanti, lasciando Gervinho libero sul fronte offensivo e mettendo Bastos e Florenzi ai suoi lati. Dietro di loro, un solido centrocampo con i mastini Nainggolan e Strootman a compensare l’assenza di De Rossi, e Pjanic per dare qualità, mentre sulla fascia preferito il giovane Romagnoli a Torosidis.

PRIMO TEMPO, LATO ROMA – L’avvio è stato più agonistico e nervoso che tecnico e tattico. Azioni spezzettate e studio reciproco, gradualmente poi sono emersi i lineamenti delle due strategie: Napoli a cercare le abituali accelerazioni nei fraseggi sulla trequarti, Roma ad abbassare nettamente il ritmo provando i lanci lunghi per i suoi velocisti, sul filo del fuorigioco. Con un possesso-palla rallentato e duraturo, Garcia ha voluto da subito iniettare anestetico nelle gambe dei partenopei, che dell’intensità fanno la loro arma migliore. E la sua Roma è riuscita fino al 25′ a imporre la propria volontà un po’ “anticalcistica”, rifiutando la sfida aperta per annichilire, piuttosto, l’avversario, anche con frequenti interruzioni. L’allenatore giallorosso sembrava puntare ad almeno uno dei due risultati utili, sperando magari nel colpaccio su calcio piazzato (che era quasi arrivato, proprio al 25′, ma in fuorigioco). Poi la Roma si è ricordata di non essere il Livorno, e sentendo di aver preso in mano il match ha cominciato a imporsi anche sul piano della pericolosità offensiva: Reina è stato costretto a compiere due miracoli (su Gervinho e Bastos), a causa degli ampi corridoi trovati dai romanisti nella metà campo azzurra, lasciata troppo sguarnita dai morbidi Inler e Dzemaili.

PRIMO TEMPO, LATO NAPOLI – Dall’altra parte, il Napoli ha subìto le strategie e poi il gioco degli ospiti, peccando soprattutto di un’enorme imprecisione nei passaggi (su tutti Dzemaili, ma anche Hamšík) e fallendo ogni tentativo di attacco. Ha lasciato troppo la palla agli avversari, più attenti ed educati nella gestione, ma anche  più reattivi in pressing e spesso in anticipo, senz’altro più aggressivi (fin troppo Taddei, entrato al posto dello sfortunato Strootman). L’assenza di Jorginho pesava e l’affollamento d’impegni (giovedì già il Porto) offuscava la concentrazione, mentre Albiol, Fernandez e Ghoulam arginavano bene il tridente di punte esterne giallorosso. Al 44′ lo squillo di Mertens ha chiamato al volo De Sanctis, per chiudere una frazione che in ogni caso ha visto prevalere la Roma, nella produzione di gioco come nelle occasioni da gol.

RIPRESA DECISIVA – Nel secondo tempo il Napoli è rientrato in campo continuando imperterrito a sbagliare la misura degli appoggi e a pasticciare in costruzione. La Roma, per tutta risposta, ha conservato il possesso per non perdere il privilegio di decidere come e quando (raramente) alzare il ritmo, macinando più corsa e più azioni, tagliando ancora il burro sulla trequarti dove Inler passeggiava e Dzemaili correva a vuoto, e scontrandosi solo con Albiol e un Fernandez infallibile, ottimo nelle chiusure e sempre più sicuro dei suoi continui progressi nel rendimento. Al 52′ una duplice, ghiottissima occasione fallita da Callejòn (bravo De Sanctis in uscita) e Higuaìn (tiro alto) è stata uno squillo azzurro, poi la Roma è tornata a farsi pericolosa e al 59′ ci è voluto un altro tuffo felino di Reina (il migliore dei suoi insieme a Fernandez) per fermare un tiro deviato di Maicon. Ma di nuovo il Napoli riusciva ribattere colpo su colpo: quattro minuti dopo, splendido triangolo Callejòn-Mertens-Callejòn, con tacco del belga e tiro in salto dello spagnolo, fra le braccia di De Sanctis. Intorno al 65′ la partita è tornata a calare, ma era chiaro che entrambe le squadre potevano vincere.  Al 74′ la palla-match è capitata sulla testa di Florenzi, che ha sprecato malamente, e pochi minuti dopo è capitata sulla testa di Callejòn (gran cross di Ghoulam), e lo spagnolo non ha sbagliato. E dopo un po’ di apnea dei tifosi il risultato non è più cambiato.

ROMA SPUNTATA  Benitez, fedele ai suoi schemi, non è riuscito a trovare contromisure alla trappola di Garcia, ma è stato bravo a partita in corso: rapido e deciso nel togliere il deludente Dzemaili e poi, senza troppi indugi, coraggioso a sostituire anche Hamšík, rimpiazzando di fatto i due meno in forma del Napoli di ieri. L’ingresso di Henrique al posto dello svizzero ha dato sostanza e copertura, quello di Insigne un po’ di freschezza che mancava. Brava tutta la squadra, comunque, a crederci fino alla fine e lottare anche contro le proprie difficoltà. Garcia, invece, il suo mezzo capolavoro lo aveva fatto, intrappolando il Napoli come accaduto a ottobre a Roma, riuscendo a spegnere Mertens e Callejòn con un muro a centrocampo dietro la linea della palla, e dettando anche i ritmi della partita. Ma la scelta di giocare senza centravanti di ruolo, alla fine, è costata cara, perché è mancata proprio concretezza sotto porta. E in fondo anche Romagnoli, preferito a Torosidis, è stato decisivo in negativo, perdendosi Callejòn sul gol della vittoria azzurra. Così è maturata una sconfitta apparsa immeritata, ma giunta un po’ come castigo per una tattica (pur legittimamente) conservativa. Il Napoli forse non meritava di vincere, come non meritava di perdere all’andata: adesso è più vicino al secondo posto, ma è distante ancora 3 punti con una gara in più.

Lorenzo Licciardi

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