NAPOLI – Il Napoli è tornato ufficialmente e per annunciarlo anche al campionato si regala una serata chic: quattro gol all’Inter, ora a sette punti, una dimostrazione di praticità che cancella le sofferenze pure avvertite in una gara strappapplausi, vissuta perennemente sul filo, attraversata a strappi e però comunque condizionata dalle fatiche (e forse dall’amarezza) della Champions. L’Inter scivola nel limbo con orgoglio: nei numeri è una caduta rovinosa, che allontana terribilmente dal terzo posto, che rischia di togliere certezze e che attraverso quelle carenze così dilatate pregiudica pure una struttura tattica comunque dignitosa.
LO SHOW – Tanto si sapeva: la normalità è altrove, non certo nel san Paolo “spaccato” a metà nell’accoglienza riservata a Mazzarri e poi persino nello sviluppo d’una sfida che in quarantacinque minuti riserva colpi di scena a ripetizione e diviene un festival del gol (e pure di quale errore) che fa di Napoli-Inter uno show a ritmo incalzante. Pronti, via ed è già diventata un’altra storia, resa incandescente dalla volée di Higuain (9’) che trasforma lo stadio in un vulcano e stordisce l’Inter per un bel po’, facendola deambulare nel vuoto d’una manovra offensiva che è blanda: 1-0, con le scorie delle fatiche con l’Arsenal che inducono a contenere, a dosare gli sforzi, a starsene un po’ cauta e però lasciando campo. Le sfide a distanze producono bollicine, l’Inter ci prova in orizzontale e sempre senza modificare i ritmi, ma quando sembra stia per sparire (25’), risorge dall’incubo nel quale è piombata sulla traversa di Insigne. La scintilla che infiamma il San Paolo e fa esplodere la reazione d’una squadra monotematica finisce pure per accecare il Napoli, inconsciamente (forse) convinto che sia tutto così semplice. Ma Palacio (30’) l’avvisa, ciccando l’assist su punizione-schema di Taider e l’iniziativa di Guarin – osservato con distacco da Reveillere – squarcia la difesa: palla nel mezzo, velo di Palacio, assist con la punta della scarpa di Alvarez e all’incredulo Cambiasso si spalanca la porta della felicità per l’1-1.
BOOM – Ma è un’esplosione prolungata, è calcio che il Napoli produce togliendosi la corazza e spingendo dalla trequarti in su – però in un colpevole contropiede concesso dal “nemico” – che vale il 2-1, sulla percussione di Dzemaili, esaltata dall’irruzione di Mertens per la rasoiata nell’angolo basso. Al Napoli sono venuti i due minuti e l’Inter è così poco “mazzarriana” da sembrare figlia illegittima d’un allenatore che predilige le coperture degli spazi per poi andarsene in contropiede e in quella libera interpretazione della fase difensiva è 3-1: destro di Mertens, manina di Handanovic, tap in di Dzemaili. L’impressione che possa essere finita in anticipo dura niente, un battito di ciglia ed un cigolio difensivo, un randellata di Guarin, la respinta un po’ così di Rafael e stavolta un Nagatomo decisivo per il 3-2.
STRATEGIE – Benitez ha rimescolato prima (fuori Reina, Pandev, Behrami e Armero per rifiatare), Mazzarri ha ritoccato (Rolando per Juan Jesus e Nagatomo per Zanetti) e poi è la Napoli-Inter che t’aspetti, tra ripartenze mordi e fuggi che nascono alte ed il contropiede altrui. E’ una nottata in cui le emozioni sono consegnate a raffiche, grazie all’assenza di protezioni e l’Inter ch’esce dallo spogliatoio (con Alvarez più offensivo) ha gamba, un Rolando decisivo (5’) sul lanciatissimo Higuain e un centrocampo in superiorità ma pur brioso con Kovacic e la freschezza ch’è negata invece a chi ha giocato (eccome) in Champions e qualcosa concede pure in lucidità, permettendo a Nagatono (19’) di andare vicinissimo al pari e poi (21’) a Rafael d’ergersi a protagonista su Guarin nel faccia a faccia che evita il 3-3.
IL ROSSO – C’è più Inter, per densità e per brillantezza atletica, né il rosso ad Alvarez può restituire energia al Napoli, che ne ha evidentemente poca, e in un braccio di ferro, con Guarin che intanto è sfilato a sinistra, più che le (contro)mosse servono gli equilibri che Benitez, violentandosi va a cercare con l’irruenza di Behrami al posto di un Higuain esausto: Callejon prima punta, poi controllo delle diagonali e “feroce” capovolgimento. Accade ciò ch’è nel copione e che Insigne recita per il 4-2 di Callejon. Il resto lo fa Handanovic: prima sbaglia il rinvio dal quale Insigne e Pandev scavano un rigore, poi s’oppone al macedone dagli undici metri. Ma ormai Napoli era già in festa….E l’Inter incredula per la prima volta nell’era Mazzarri s’accorge d’avere crepe in difesa.
Fonte: Corriere dello Sport
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