La matematica è un’opinione diffusa e tra Castelvolturno e dintorni, crederci diventa una necessità, un’esigenza, una boccata d’aria pura che riconduce alle notti di Champions: si può fare, perché lo dice l’aritmetica, e lo rievoca il passato vissuto sull’orlo di una crisi di nervi, danzando pericolosamente sul ciglio del burrone. Lazio 55, Napoli 51: sono quattro punti, ma ne servono almeno cinque (in virtù della sconfitta all’Olimpico nello scontro diretto) per potersi mettere comodi al centro del campo ed ascoltare la musichetta che piace tanto; però un giorno, e neppure tanto tempo, persino l’Europa League pareva un universo irraggiungibile.
INCREDIBILE MA VERO – Il 2 febbraio, mentre al San Paolo resta l’amarezza per uno 0-0 indecifrabile con il Cesena, la stagione sembra sia già finita: l’Udinese ha undici punti di vantaggio, va come un treno, e l’umore del Napoli appare nero, tenuto su dall’ottimismo di una squadra che conosce le impervie strade d’una stagione stressante che comincia a ripetere «Possiamo farcela. Crediamoci sino all’ultimo secondo» . E’ il mantra di Marek Hamsik, che sul proprio sito comincia a tempestare Napoli e lo fa a ripetizione, sino a l’altro giorno, prima di annunciare il suo rinnovo: «Giochiamocela e poi vediamo» . Il Napoli se la gioca, pareggia a Milano contro i campioni d’Italia, poi infila cinque successi (con il Chievo, con la Fiorentina, con l’Inter, a Parma e con il Cagliari) e rivede la luce, anzi le notti di Champions.
LO CHOC – Londra segna la svolta, allunga una cappa su Castelvolturno, spinge il Napoli nel tunnel dell’amarezza: due pareggi – a Udine, con il Catania – prima di accorgersi che la forbice si sta allargando ancora, di nuovo, e forse pure in maniera irrimediabile. La sconfitta di Torino è attenuata dal ko (nell’anticipo) della Lazio a Parma e dallo scivolone dell’Udinese a Siena; la Roma avanza, l’Inter s’è sciolta con Stramaccioni, ma resta ancora un bel po’ di cammino da fare. All’Olimpico, è scontro diretto con la Lazio, lo spartiacque dell’anno in un’ora e mezza: 3-1 e sembra che in margini di intervento siano ormai ridotti all’osso, se non del tutto inesistenti.
LA REAZIONE – L’aiutino lo concede la Reja-band che si fa male da sola, complice anche un calendario non esattamente generoso: a Torino, la Juventus segna nel finale e praticamente non acuisce la «crisetta» del Napoli, che rimane distante però comunque nel cono visivo. Sei punti ed un bel po’ di partite da tener presente, con i biancazzurri che hanno avversari di spessore da affrontare – l’Udinese dopodomani, l’Inter all’ultima. Ma, prima, la buona novella arriva nel pomeriggio di una domenica ritenuta (teoricamente) sfavorevole, pur con il 2-0 sul Novara già in tasca e i 51 punti in classifica: l’Udinese s’è già impaludata a Verona, contro il Chievo, e la Lazio fa altrettanto con il Lecce, subendo in zona Cesarini il pareggio interno. C’è uno spiraglio, in fondo in fondo: ma si riparte da via del Mare, l’ultima rotta della speranza.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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