A lungo, il Napoli è affondato nella mediocrità tecnica e tattica del Solna e in un campo in condizioni precarie: tale miscela ha risucchiato i contenuti del match in un livello che a tratti sembrava di terza categoria. Gli azzurri hanno fatto di necessità virtù: senza troppi sforzi e con un po’ di fortuna hanno portato a casa la qualificazione.
Su un campo accidentato e reso ancor più scomodo dalle condizioni del clima, la penultima gara del girone F di Europa League non ha offerto uno spettacolo granché apprezzabile. La modesta squadra di Solna ha fatto il resto: già all’andata si era notata una certa approssimazione nei fondamentali, dalla tecnica individuale ai movimenti di gioco. Il risultato non poteva che essere un calcio di scarso valore, tanto che il compito più arduo per il Napoli era quello di innalzarne il livello. Mazzarri si è sbracciato a lungo, pensando alla pratica e non all’estetica, rassegnato ad adattarsi alla situazione. Dalla panchina ha suggerito soluzioni lunghe, mentre Dzemaili, impiegato come raccordo sulla trequarti, continuava a chiedere la palla a terra per giocarla e provare, almeno, a fare qualcosa per rinverdire una gara tanto brutta. Ma l’ostinazione dello svizzero è stata per lungo tempo inutile, anche per la sua stessa imprecisione. Finché un lampo di Cavani, proprio palla a terra, non ha offerto sui piedi, guarda caso, di Blerim, il gol del vantaggio. Una coincidenza che premia sia la caparbietà dei giocatori, sia comunque la mossa dell’allenatore, che ha indovinato l’impiego di Dzemaili, la cui importanza sulla trequarti avevamo già sottolineato nell’analisi del pre-partita.
Il problema è stato – ancora una volta – successivo al vantaggio: il Napoli ha lasciato campo ai padroni di casa, adagiandosi su ritmi di gara che dall’inizio alla fine non hanno mai superato il trotto, e in effetti non sembravano esserci problemi di sorta, visti i grossi limiti degli svedesi. Ma l’esperienza ha già insegnato più volte che non bisogna mai abbassare la guardia, perché la sorte punisce. Aronica ha provato un paio di volte a ripetere la papera offerta al Torino (riuscendo poi a farsi espellere), e nel mezzo è arrivato il gol bello e fortunoso di Danielsson, lasciato inspiegabilmente indisturbato di colpire di testa su un cross piuttosto prevedibile. Nella ripresa Mazzarri ci ha provato, ha messo altri titolari e ha mostrato di volerla pur centrare, questa qualificazione anticipata. Ma i suoi uomini hanno fatto davvero poco per mostrare che in campo una squadra di valore c’era, producendo rare e confuse accelerazioni solo con l’ingresso di Zuniga. Cavani si è battuto, Vargas meno, ma proprio il cileno, con buona determinazione, all’ultimo secondo ha recuperato e regalato al “Matador” la palla per il rigore decisivo. E insomma, senza impiegare troppe energie atletiche, senza davvero sprecare energie agonistiche, ma anche senza sprecare qualità (ammesso che risparmiarsela sia lecito), il Napoli per una volta ha avuto il massimo risultato con il minimo sforzo. E ben venga.
Resta da riflettere su alcuni aspetti, piuttosto come promemoria per il futuro: una partita del genere può essere utile soprattutto a lavorare sui difetti in prospettiva. La squadra continua ad essere intermittente e ancora non ha ritrovato una verve e una personalità che ad inizio anno sembrava avere. Contro un avversario come il Solna si sarebbe potuta chiudere la gara prima, ma soprattutto imporre diversamente la propria caratura sui novanta minuti. Inoltre, restano dei dubbi sul Napoli-B, che sembra ormai necessitare di rinforzi. Duole dirlo, ma almeno in quantità e tipo di corsa Donadel è del tutto insufficiente, a tratti sembrava che i suoi fossero in dieci. Mesto è sempre buono per impegno, ma non ha molto altro da offrire. Dossena è ancora fuori condizione pur giocando ormai di più, e chi invece gioca meno (vedi Aronica) tradisce insicurezze imbarazzanti. Vargas, infine, poco giudicabile per il campo, è stato decisivo nel finale ma fino a quel momento impalpabile. Probabilmente, la società deve riflettere seriamente sull’ipotesi di ricollocare il cileno per valorizzarlo, e intanto garantire a Mazzarri qualche rifornimento di qualità per il prosieguo della stagione, che adesso potrebbe andare avanti anche in Europa.
A cura di Lorenzo Licciardi
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