Massimo Corcione per “Il Mattino”:
“Ventisette anni, praticamente è trascorsa una vita da quando il Napoli vinse a San Siro contro il Milan. 13 aprile 1986: prima del doppio scudetto, un giorno dopo che fosse nato Dzemaili, con grande anticipo rispetto alle date di nascita di Cavani, Hamsik e Insigne. Occorre memoria lunghissima per ricordare i gol napoletani di Bruno Giordano e Maradona e pure quello milanista di Agostino Di Bartolomei che nessuno avrebbe immaginato non ritrovare oggi nel suo eremo di San Marco di Castellabate a raccontare quella e altre mille volte. Sembra quasi impossibile che sia passato tanto tempo senza vedere una squadra (il Napoli) prevalere, in trasferta, sull’altra (il Milan). Neanche le separasse una distanza siderale e non avessero combattuto quasi alla pari per almeno un decennio tra prima e dopo il buco nero dal quale De Laurentiis ha estratto il proprio club.
Più si allunga una serie, più cresce la possibilità che s’interrompa: è la legge dei grandi numeri. Niente verità assolute, ma regola empirica del caso. Nel calcio però non può essere tutto casuale, applicazione di un’anarchia concettuale. Se il Napoli dell’era Mazzarri riesce sempre a migliorarsi, se quest’anno il duello con la Juventus ha resistito fino allo scontro diretto, se mezzo mondo continua a sognare un trasferimento di Cavani nelle proprie squadre, nonostante la maxi clausola rescissoria sia stata fissata per dissuadere più che per incentivare speranze, qualcosa vorrà pure dire. E l’assenza per squalifica di Balotelli aggiunge peso al Napoli e ne toglie (tanto) al Milan. Anche se altri numeri, quelli di El Sharaawy cannoniere più prolifico senza coppia fissa, offrono argomenti ad Allegri per tentare di dimostrare l’indimostrabile: cioè che senza SuperMario è quasi la stessa cosa. Non può essere vero, perfino l’Italia è uscita trasformata dal pieno recupero di Balotelli che Prandelli avrebbe lasciato da parte se non fosse tornato in Italia, e soprattutto se non avesse toccato di nuovo livelli d’eccellenza in campionato.
In palio non c’è un dettaglio, ma il secondo posto, la certezza di entrare nei gironi evitando brutte sorprese nelle partite di qualificazione. Perché restare in corsa fino a dicembre vale un tesoro. Nella sfida dei bilanci il Napoli è vincente sul Milan. Vale quanto uno scudetto, anche se nessuno farà caroselli perché un esercizio finanziario verrà chiuso con un attivo e non con un altro rosso. Questa è una motivazione supplementare anche per Galliani che da almeno due estati è impegnato in una spending review sconosciuta nel quarto di secolo che ha preceduto la recente evoluzione milanista. Una vittoria continuerebbe un’operazione di rimonta straordinaria.
Anche per il Napoli stasera conta vincere sul campo, proprio come quella volta dell’86, il momento della scolta confermato dopo quella punizione di Maradona alla Juventus che indicò all’Italia la nuova squadra da battere. Conta vincere per Cavani che ha bisogno della grande impresa per lasciare il segno, al di là del primato nella classifica cannonieri; conta convincere per Hamsik che al posto di leader tiene tanto da rifiutare le tentazioni irrinunciabili indirizzate al centrocampista più europeo della nostra serie A. Puntare su quei due è più scontato che scommettere che per una notte saranno evocati i paragoni con quegli altri due: Giordano e Maradona, eroi sempre più lontani.
Per una volta non si parla di Allegri contro Mazzarri, del faccia a faccia tra livornesi, e neppure dei loro contratti. Si entra nella galleria della memoria, ma non è il tempo della nostalgia. Milan-Napoli è già futuro”.
La Redazione
P.S.
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