Eccolo là: destro e sinistro, petto in fuori e testa alta, come un leader moderno, come l’Inler di Udine, come il regista atteso e (finalmente) scovato nelle pieghe d’una serata complessa, 1-0 sul Chievo, un po’ di fatica e tre punti per continuare a credere ch’è così che si fa: «I o qua sono venuto per vincere ». Detto e fatto: tappa interlocutoria d’un giro d’Italia da conquistare con i fari spenti, il profilo basso d’un uomo che parla pochissimo e il carattere d’un uomo che ha capito Napoli e ora si sente più libero, più leggero, più se stesso. Eccolo qua, l’Inler inseguito per due sessioni del calciomercato, poi scelto a furor di logica tattica – e pagato diciotto milioni di euro – preferendolo a Vidal, altra pasta di centrocampista, vocazione completamente differente, per dare geometrie e anche solidità, per conferire equilibrio e anche una bella spruzzata di fosforo in un settore assai muscolare: la prima stagione è stata ritenuta ordinaria, e fa niente se dentro ci sia anche la vittoria della Coppa Italia, nella quale lo svizzero ci ha messo molto di suo; la sua è ricominciata in maniera sontuosa, con una interpretazione spesso autorevole del proprio ruolo e un dinamismo feroce.
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