IL PESO DEGLI IMPEGNI – In Germania, questa settimana Dortmund e Leverkusen non se la sono passata benissimo nel turno di campionato immediatamente successivo alla Champions (0-3 e 1-3, rispettivamente). Stessa sorte è toccata, in Spagna, all’Atletico Madrid (0-3) e al Barcellona (1-3) che pure hanno rose più fornite e uno stato di forma migliore. E sono solo gli esempi più altisonanti di come gli impegni europei, tanto più se aggiunti alle coppe nazionali, pesino sull’andamento di una stagione. In Italia, il Napoli e la Fiorentina sono le uniche squadre della Serie A ad essere in corsa ancora su tre fronti: e non è un caso che siano incappate entrambe in un pareggio un po’ deludente. Il quadro si completa con l’osservazione che la Roma e la Juventus (la prima impegnata in Coppa Italia fino alla semifinale, la seconda ancora “viva” in Europa League) hanno vinto soltanto di misura (due 1-0) con Bologna e Torino, mostrando comunque qualche segno di stanchezza e prevalendo sui rivali non senza difficoltà e non senza buona sorte (se si può chiamare così l’arbitraggio di Rizzoli in Juventus-Torino). La buona sorte non è stata accanto al Napoli, invece, che pure stava per portare a casa un 1-0 piuttosto tranquillo. A rovinare i piani ci ha pensato, a sorpresa, un ex: il buon Calaiò, che pur dotato da sempre di alcune qualità indiscusse (come il colpo di testa), una punizione così forse non l’aveva mai calciata in carriera.
FATTO IL POSSIBILE – L’intensità del calendario si fa sentire, è inevitabile, nonostante Benitez abbia fatto il possibile per gestire al meglio il turnover. Dopo un’eternità ha dato un turno di riposo a Maggio, ed era indispensabile. Tanto più che in questo modo ha potuto, per la prima volta, schierare Réveillère nel suo ruolo naturale a destra. E il francese non ha poi sfigurato, anzi al 9′ è stato persino decisivo in una diagonale che ha sventato un contropiede genoano. A centrocampo si è rivisto Behrami a pieno regime, e lo svizzero ha mostrato subito a cosa serve la sua presenza, con interventi in anticipo a spezzare l’azione avversaria sul nascere e a far ripartire i suoi (peccato solo che l’assenza dai campi ne condizioni la qualità, con troppa imprecisione negli appoggi). Più di così Benitez non poteva fare, e più di così anche i suoi uomini, in verità, difficilmente potevano fare. Perché era evidente, nella ripresa di Napoli-Genoa, che gli azzurri (di nuovo in giallo, ma ora la “magia” scaramantica è infranta) non avessero più benzina, e che stessero conservando la riserva per il prossimo match, quello decisivo di Europa League, che arriva già giovedì, vale a dire dopo soli tre giorni.
BUON PRIMO TEMPO – Sì, perché nella prima mezzora il Napoli ce l’ha messa tutta. Occasioni a ripetizione, qualcuna anche per il Genoa, ma è fisiologico, diverse palle-gol per Mertens da fuori area (pregevoli i suoi dribbling e i tiri, ma a volte troppo egoismo), altre per Callejón (eccelso in tutte le parti del campo, un po’ in ritardo sotto porta), e fra le più belle ci sono le conclusioni di Higuaìn, come una gran girata di poco fuori, prima dello splendido “tocco sotto” che è valso il meritato gol dell’1-0. L’argentino è stato prezioso anche in fase di costruzione, tornando spesso a centrocampo per offrire alternative alla manovra. Il suo lavoro, al pari di quello dei compagni, è il frutto di un risultato finalmente raggiunto da Benitez: una squadra compatta e organica, con sempre un paio di uomini intorno al portatore. In questo modo ne vien fuori il calcio migliore del Napoli: veloce, tecnico e soprattutto molto verticale. Così, fino all’intervallo il Napoli ha avuto diverse chances per raddoppiare e per sfortuna e demerito non ha chiuso la gara, mentre Fernandez, che conferma gli ormai stabili progressi degli ultimi mesi, ha salvato il risultato quasi sulla linea, su tiro di Konaté.
RIPRESA DA REMI IN BARCA – Al rientro in campo, il Napoli ha provato a gestire. E non lo ha fatto in modo rinunciatario: ha saputo abbassare il ritmo della partita, controllando con buona attenzione e pressing le avanzate rivali (il Genoa è stato meno pericoloso nella ripresa) e provando qualche ripartenza senza sprecare le ultimissime forze. Il risultato sembrava acquisito, finché Calaiò non si è inventato una punizione-capolavoro. E il fatto che il Napoli, un po’ come nei minuti finali con lo Swansea, non abbia saputo concretizzare la volontà di attuare un forcing finale, parla chiaro per quelle che sono le energie psicofisiche a disposizione. Adesso c’è il ritorno di Europa League, quella sì una partita decisiva. Finché si è in lotta per due trofei, in campionato anche il terzo posto non è un dramma. I conti si faranno giovedì, e lì ci si aspetta un dispendio di forze lungo tutti i novanta minuti, oltre che un risultato vincente.
Lorenzo Licciardi
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