Per il Napoli, 4 punti nelle ultime 4 gare, è forse utile chiedere più di un rinvio nelle prossime giornate di campionato. Battuti a Marassi, gli azzurri non sono riusciti a risollevarsi contro il Cesena, confermando quella sindrome da «piccolo avversario» che è diventata una preoccupante costante, alla quale Mazzarri non riesce a porre rimedio. La squadra ha regalato il primo tempo ai romagnoli – privi dell’asso Mutu e dei rinforzi di gennaio, Iaquinta e l’ex azzurro Santana – e si sono risvegliati nella ripresa, quando il tecnico ha inserito tutti gli esterni e tutti gli attaccanti disponibili. Prima il palo di Cavani, poi il generoso assalto finale che ha prodotto il salvataggio sulla linea di Comotto su tiro del Matador e il gol di Pandev, annullato dall’incerto Banti su segnalazione del guardalinee Galloni, che aveva forse ravvisato un precedente fallo di mani di Maggio, sfuggito a tutti. Le proteste degli azzurri sono state legittime e vibranti, ma non solo all’arbitro sono stati indirizzati i fischi dei tifosi. Il Napoli delude, ha rallentato la marcia verso l’alta classifica e la sua ultima vittoria in campionato risale all’8 gennaio (3-1 a Palermo). Flessione preoccupante: gli azzurri non hanno smalto, corsa e forza di qualche settimana fa e l’unico pensiero non va rivolto alle semifinali di coppa Italia contro il Siena, che potrebbero regalare la finale all’Olimpico e il passi per l’Europa League 2012-2013.
Mazzarri ha operato un ridotto turn over dopo il ko sul campo del Genoa, lasciando a riposo Hamsik (per trequarti d’ora) oltre allo squalificato Lavezzi e all’infortunato Cannavaro. Ha cercato di non alterare gli equilibri della squadra, che non sta attraversando un brillante periodo, tuttavia il Napoli non è riuscito a proporre una manovra fluida ed efficace. I romagnoli, che avevano suscitato a Fuorigrotta una positiva impressione nel match degli ottavi di coppa Italia, hanno eretto un solido muro davanti ad Antonioli e i varchi per il Napoli, non in grado di proporre accelerazioni, sono stati pochi. L’allenatore, teso, ha subito gettato il cappotto e ha cercato di sollecitare la squadra, arrivata soltanto due volte al tiro nei primi 45′ e in entrambe le circostanze (un pallone a lato al 24′, l’altro respinto con i pugni da Antonioli al 27′) con Pandev, a cui Dzemaili aveva offerto gli assist. Il centrocampista svizzero ha giocato in posizione avanzata, da appoggio alla punta centrale, più frequentemente il macedone rispetto a Cavani. Era prevedibile questo atteggiamento tattico degli avversari, una copertura che il Napoli non è riuscito a scardinare anche perché il lavoro degli esterni Maggio e Dossena non è stato efficace.
La partita di Inler, oggetto sempre più misterioso, è finita presto. Nell’intervallo Mazzarri ha inserito Hamsik, arretrando Dzemaili a centrocampo. Se la passa male, Gokhan, uno dei giocatori più pagati da De Laurentiis: è nervoso, sbaglia passaggi elementari, non riesce ad essere utile in fase di contrasto e impostazione. La tensione degli azzurri cresceva perché il risultato non si sbloccava. Tre ammoniti in sei minuti (Hamsik, Gargano e Britos), poi l’occasione capitata a Cavani, ricomparso nell’area del Cesena al 12′: su cross di Dossena colpiva di testa e centrava il palo sinistro di Antonioli, superato dalla traiettoria del pallone. Il Napoli provava ad alzare il ritmo e ad accompagnare la manovra offensiva provvedevano anche i difensori. Mazzarri inseriva Zuniga, passando alla difesa a quattro, e poi Vargas (segnali di miglioramento da parte del cileno). S’alzava il coro del San Paolo per Edu e i suoi compagni, i tifosi comprendevano la difficoltà del Napoli e lo incoraggiavano, mentre Mazzarri si sfilava anche la giacca: in camicia, per scaramanzia, nel sofferto finale, che si chiudeva con il salvataggio di Comotto e il gol non concesso a Pandev.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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