La domanda sorge spontanea e la risposta muore sul nascere: e ora che la Champions League è stata ufficialmente prenotata, con timbro in classifica che lo certifica, quel che resta da svelare è la verità, tutta la verità ma semplicemente la verità. Il silenzio è una scelta di vita (momentanea) per meditare e mentre il big ben si sta ricaricando per ordinare lo stop Walter Mazzarri legge dentro di sé, cerca di scovare le motivazioni attraverso le quali argomentare un sì o un no e procedere attraverso la propria filosofia «sposata» nell’ottobre scorso – durante il forum del Corriere dello Sport-Stadio – e che contempla l’ipotesi dell’anno sabbatico. Poi qualcosa è cambiato, è comparsa la Roma all’orizzonte, segnali sparsi qua e là, una tentazione di rimettersi in gioco: ma Napoli ha il progetto, un organico già ricco di talento e la possibilità d’intervenire con mano sicura e attraverso certezze, e c’è anche la Champions; e altrove, c’è la rifondazione, una scommessa intrigante, una base egualmente rilevante di qualità tecnica, la possibilità di modellare daccapo una squadra.
CONFRONTO – Parliamone: e ne parleranno, dopo averlo già fatto ripetutamente, come ammesso candidamente da Mazzarri, al termine della conquista di Bologna, quando ormai i «freni inibitori» sono crollati: « Io e De Laurentiis abbiamo modo di confrontarci spesso, l’abbiamo fatto anche oggi ». Però la prossima volta sarà indispensabile (inevitabile) scendere nel dettaglio, rimuovere i veli e lanciarsi nel futuro, qualunque esso sia. Il Mazzarri che se ne sta solo con se stesso, ossessivamente blindato nel 19 maggio – ritenuta la scadenza imposta alla propria riservatezza – va inseguendo la valutazione ideale e vuole sentirla sgorgare dall’io più profondo: Napoli è un quadriennio denso di soddisfazioni e di suggestioni, di risultati e di tensioni, però pure una garanzia indiscutibile offerta dalla continuità di lavoro, dalla conoscenza precisa dei pregi e dei difetti della struttura e dunque delle esigenze eventuali a cui far ricorso in quel dialogo da intavolare nel clima di ritrovata sintonia con De Laurentiis.
MENO DIECI – L’aritmetica ha offerto la prima opinione, non quella definitiva, alla quale si arriverà attraverso le sofferenze quotidiane della riflessione ad oltranza alla quale Mazzarri ha deciso di sottoporsi, una danza tra i pro e i contro, una confessione autentica da farsi allo specchio, al termine di un quadriennio ed eventualmente alla vigilia di un altro ciclo da programmare, da decodificare: per ora, l’incertezza governa il destino e quei saluti dispensati a tutti – ma proprio tutti – i calciatori, sul prato del «Dall’Ara» non hanno voluto annunciare un congedo che pure appartiene alle possibilità delle cose: « E’ stato il mio modo di ringraziare i ragazzi che hanno dato tutto per raggiungere questo traguardo eccezionale, conquistato attraverso il sacrificio da parte di un gruppo che per me è stato straordinario. Ora penso alle prossime due gare, che vorremmo vincere per battere il record di punti assoluto: e la mia decisione, l’ho detto e lo ripeto, la conoscerete soltanto quando la stagione si sarà conclusa ». Ma guarda un po’, accadrà domenica 19 maggio, stadio Olimpico, e sarà Roma-Napoli: due panchine e un uomo solo che deve decidere cosa fare, se lasciare o raddoppiare con la sua seconda «personalissima» Champions.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.