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Il Napoli ha spento la notte di Pepito

Poco servito, non ha inciso. Il mercato di gennaio lo tenta...

Un Rossi tra gli azzurri. Un Rossi che pia­ce da matti e che abita le stanze presidenziali da una vita ormai. Un Rossi Giuseppe detto Pepito che De Laurentiis vorrebbe portare a Napoli a ogni co­sto e che, in attesa di scio­gliere dubbi e riserve, si fa desiderare come solo le primizie. Facciamo come la mozzarella, che del martedì di Champions del­l’attaccante italoamerica­no, 90 minuti in campo al­la faccia dell’infortunio, è stata un punto noda­le.

VENTIDUE CHILI – Sì, la seconda passerella napoletana da avversa­rio internazionale di Rossi comincia così: con l’ordi­nazione partita ieri matti­na, dal quartier generale del Villarreal, di 22 chili di mozzarella a un caseificio di Teverola, provincia pro­duttrice di Caserta. Come un signor Rossi Giuseppe qualunque – magari per­ché l’italiano è uno degli slang a lui familiari – è proprio l’attaccante a in­caricarsi dell’ordinazione per il gruppo spagnolo. Una bella curiosità d’anti­pasto. Alla partita, ovvia­mente.


LA PROFEZIA
– A proposito: e meno male che non dove­va giocare. Meno male che il suo recupero era stato definito, con una sicurez­za tanto estrema quanto diretto era il contatto con l’interessato: ” Impossibi­le”. Assolutamente certo, dopo l’infortunio al ginoc­chio sinistro rimediato sa­bato in campionato a Bil­bao con l’Athletic. Ma quando ha deciso di gioca­re, Pepito? «All’ultimo mi­nuto. Era una partita trop­po importante, contro una grande squadra e in un grande stadio. Così ho de­ciso di fare sforzo » .

LA GABBIA – C’è da dire che contro il Napoli di ieri, quello delle serate miglio­ri tutte folate irresistibili e applicazione estrema, non c’è stato niente da fare. Però Rossi s’è mosso, ci ha provato dai primi minuti, e via via s’è anche incari­cato di suonare una carica mai recepita dai suoi. Mazzarri, dal canto suo, l’ha ingabbiato di brutto sin dal primo tempo. O meglio, il tecnico l’ha pen­sata bene e i suoi l’hanno fatta meglio: capitan Can­navaro lo ha limitato al­l’osso, controllandolo a vi­sta come un investigatore privato, e i raddoppi su di lui sono stati puntuali e anche efficaci. Due gare e zero punti nel girone. Pre­occupato?

«Certo dispiace perdere 2- 0 la prima e la seconda, eppure abbiamo giocato una grande partita nel secondo tempo, dob­biamo continuare con le cose che dice il tecnico».

LA PARTITA – La sceneggia­tura ha raccontato proprio questo, basta leggerla. E se non bastasse, per gli amanti della scienza esat­ta ci sono anche i numeri a conforto: cioè due tiri con­tati in 45 minuti, e un rag­gio d’azione da mal di te­sta: Rossi di spazio ne ha avuto davvero poco, e la soluzione prediletta è sta­ta la conclusione da fuori o dal limite. Grattacapi po­co rilevanti, per la difesa del Napoli e per De San­ctis. La lode, però, non manca. Perché se le inven­zioni e la classe sono doni della dea natura, l’impe­gno non è mancato mai. Neanche per un istante, nonostante il ginocchio malandato: Pepito non ha lesinato movimento e mo­vimenti da punta vera, no, ma lo strapotere fisico di Cannavaro e Gargano, l’uomo che più d’ogni altro s’è preso la briga di conte­nerlo sulla trequarti, han­no prevalso. Inevitabile, del resto.


ADIOS A GENNAIO?
– Nella ri­presa la storia cambia un po’. Di poco. Ma non la so­stanza e i risultati di squa­dra: Rossi prova a scuote­re i compagni, prova a tra­scinarli, e non è un caso che in avvio si produca su­bito in un colpo di testa ( parato) e in due spunti dribbling-controllo-gio­chetto mancino in velocità che avranno di certo raf­forzato le convinzioni del De Laurentiis corteggiato­re. Che tecnica, il ragazzo del New Jer­sey.

E che cuore: per­ché il mes­saggio più bello della sua notte napoletana è stato il ca­rattere.

In­domabile, anche davanti a un infortunio, per 94 mi­nuti: è suo l’ultimo scatto. E allora? Appuntamento a gennaio? Difficile che il De Laurentiis presidente molli la presa. «Di merca­to si parla, si dice. Cose che capitano, ora devo pensare a fare bene col Villarreal. Un futuro a Na­poli? Ora non ci penso, posso dirvi che il San Pao­lo e i tifosi napoletani sono stupendi » . Porte socchiu­se, insomma.

La Redazione

A.S.

Fonte: Corriere dello Sport

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