Il mal di gol è comparso all’improvviso: come un raffreddore, come un’influenza, come un febbrone che t’afferra e poi si sparge lungo il corpo. Al Napoli è successo a Marassi, in un pomeriggio da freddo da cani: 3-2 e tutti a casa a leccarsi le ferite per una sconfitta chiaramente dolorosa.
SERIE NEGATIVA – E invece, subdolo, maligno, ecco che si diffonde il vibrione ed i quattro tenori cominciano a steccare: 0-0 con il Cesena, portandosi appresso però il rimpianto per una zampata di Pandev cancellata dal guardalinee; e 0-0 anche a San Siro, però creando pochino; e infine, a Siena, meno male che sull’unghiata di Lavezzi ci mette il piede Pesoli, altrimenti sarebbe stata la terza recita con consegna del compito in bianco. Succede nelle migliori famiglie, tanto in più in quelle allargate come l’attacco «atomico» del Napoli: Hamsik ha smesso di segnare il 9 gennaio a Palermo, Pandev c’è riuscito a Siena in campionato, il Pocho ha fatto compagnia al matador in quella rincorsa rivelatasi un’illusione con il Genoa. E poi: Varga è appena arrivato e sta studiando come si fa; Lucarelli invece lo spiega a Lavezzi in allenamento, mentre da ieri Chavez è rientrato a casa, prestito oneroso al San Lorenzo, poi un giorno si vedrà.
CAVANI – Tutta colpa del mal di gol, che però quando ti contagia si trasforma in spirale: perché, per dirla tutta, nella semifinale di Coppa Italia, quella che Hamsik vuole conquistare ( «perché vogliamo la finale») ci si è messo pure un salvataggio sulla linea, senza dimenticare un palo e una traversa; e anche con il Cesena, a Cavani, Comotto strozzò l’urlo, andando a salvare a portiere ormai battuto. I conti non tornano, vero, tranne che a Cavani, che un anno dopo non ha perso lo smalto: magari è vagamente indietro nella media, dettagli, ma che avendo gli anticorpi giusti, tra campionato, coppa Italia e Champions è già approdato a diciannove. L’anno scorso disse trentatré: godeva (come sempre) di ottima salute.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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