Si ricomincia. Così, dopo una surreale domenica di riposo, persi nel frastuono del niente, oggi il Napoli torna in campo. Ritorna al lavoro per riprendere la marcia. Per cancellare i risultati negativi e ritrovare gli uomini migliori, i protagonisti di un sogno azzurro un po’ sbiadito dagli eventi: la missione, allora, sarà riaccendere la tonalità. E poi anche la miccia e la luce: della squadra certo, a partire dagli attaccanti. E del principe, del genere: Edinson Cavani. Il cannibale in astinenza da cibo (leggasi gol) da tre giornate consecutive, guarda caso coincise con le tre sconfitte di Torino con la Juve, di Roma con la Lazio e del San Paolo con l’Atalanta. Un silenzio fin troppo lungo per i gusti del Matador. E anche del Napoli. Che se ieri avesse giocato a Lecce non l’avrebbe neanche visto partire dal primo minuto. Un’ipotesi che domenica prossima non si ripresenterà. Riecco Cavani.
LA LINEA – E allora, nelle pieghe di Edy. Dentro i suoi muscoli e la sua testa. Nella sua voglia di gol: 19 in campionato, finora; 28 in totale contando i 4 in Coppa Italia e i 5 consegnati in Champions; 61 da quando ha infilato la maglia azzurra e portato la spada da queste parti. Matador: gli dicono così, e un paio di perché ci sono. Come del resto è difficile non immaginare un collegamento diretto tra la crisi di risultati della squadra e la voce “zero” alle reti di Cavani nelle ultime giornate. Un linea per nulla sottile. Anzi spessa, continua e continuata.
IL RICORDO- L’ultimo acuto dell’uruguaiano risale al pareggio con il Catania del 25 marzo; lo scioccante 2-2 che scatenò la reazione del Matador – con tanto di apologia della voglia di vincere – e che secondo capitan Cannavaro è costato, anzi ha psicologicamente colpito il Napoli molto più duro rispetto addirittura alla sconfitta di Londra con il Chelsea. Sarà vero oppure no, chissà, fatto sta che gli azzurri si sono gradualmente piegati sulle gambe (Juve) e poi sono finiti in ginocchio (Lazio) e crollati a terra (Atalanta), stesi, proprio da quella domenica.
LA NECESSITA’ – Beh, che dire: fai presto, Cavani. E’ questo l’urlo ideale del popolo, di Mazzarri e dei compagni: fondamentali, i suoi gol; fondamentali più dell’encomiabile sacrificio a tutto campo che non è mai mancato. Sì, perché se è vero che Edinson ha corso sempre e comunque ripiegando come di consueto fino ai margini della propria area di rigore, anche nelle giornate peggiori del collettivo, è impossibile prescindere dai suoi graffi. Soprattutto in una stagione in cui sta mancando il solito contributo realizzativo di Hamsik. Nessuno sente la porta come lui.
IL RIPOSO- Tre partite senza gol, tre sconfitte e tanta corsa. Tanta fatica per un Matador che ieri, se il Napoli avesse giocato a Lecce, si
sarebbe fermato. Avrebbe riposato: ha insistito spesso sul dolore di una forte contusione rimediata a Udine; ha speso quintali di energie nervose e anche fisiche, e dunque Mazzarri s’era deciso a concedergli un turno di riposo. E ora? Cosa accadrà? Beh, la tendenza, l’idea più plausibile è immaginare che domenica prossima il Matador sarà pronto per tornare in campo dal primo minuto. Pronto a riprendere il discorso dal punto stesso in cui l’ha interrotto con il Catania.
I TRAGUARDI – Servono i suoi gol alla squadra; servono come il pane sia in campionato sia in Coppa Italia. Missione terzo posto, missione non proprio impossibile ma difficile e poi anche missione finale: proibitive senza le reti di Cavani. Urgono, altro che storie. Per la squadra, la città e anche per se stesso: «Voglio lasciare un segno indelebile: conquistare la Coppa Italia e vincere la classifica dei marcatori sarebbe perfetto» , ha sempre detto sorridendo ma non troppo. Perché lui ha fame. Ha voglia. Ha sangue e arena. Mazzarri lo aspetta, e lui dovrà arrivare puntuale: l’appuntamento è già fissato, è in calendario, meglio presentarsi in tempo e con una valigia di gol.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.