La rimonta subita dal Milan nella gara di sabato e il modo in cui si è concretizzata hanno certificato la crisi della squadra di Mazzarri. La vittorie di Genoa e col Dnipro avevano illuso che il Napoli avesse recuperato almeno quella che da anni è la caratteristica che lo contraddistingue, in Italia e in Europa: il carattere. Una squadra mai doma, che fino al novantesimo e oltre pensava di poter recuperare lo svantaggio e vincere la partita. Una squadra che sapeva caricare il pubblico, tramutare i fischi in furia agonistica. Gli spettatori che sabato sera hanno lasciato l’impianto di Fuorigrotta avranno trovato le ragioni della loro giustificata delusione, oltre che nei due punti gettati al vento, anche nel ricordo ancora vivo del pareggio di tre anni prima proprio col Milan. Un Napoli con meno qualità e consapevolezza ma che seppe mettere in campo tutto ciò di cui disponeva e ribaltare in sette minuti il doppio svantaggio.
Dedicherò maggiore spazio a considerazioni di natura tattica sull’involuzione del Napoli in un altro articolo, preferendo soffermarmi qui su quegli aspetti caratteriali che non coprono ma accentuano le carenze sul piano del gioco. Al cospetto di un Milan in ripresa ma con problemi ancora evidenti il Napoli ha avuto la strada spianata dall’errore di Abbiati che gli ha concesso l’immediato vantaggio e la situazione tattica che la squadra di Mazzarri predilige, attaccare una squadra che è costretta a scoprirsi e, nel caso del Milan, con evidenti problemi di tenuta difensiva. Il raddoppio di Insigne e le occasioni non concretizzate subito dopo sembravano il preludio ad una gara già in porto. Terza vittoria consecutiva in pochi giorni, tre punti di distanza dalla Juve che aveva pareggiato in casa con la Lazio e pressione sull’Inter atteso dalla gara interna col Cagliari. Lo scenario perfetto per prepararsi alla trasferta svedese con l’AIK che potrebbe spianare la strada per i sedicesimi di Europa League. E invece il Napoli ha arretrato il proprio raggio d’azione provando a controllare la partita, situazione che gli uomini di Mazzarri, per limiti tecnici e caratteriali, proprio non riescono a gestire. Emblematico in tal senso l’episodio del goal di El Shaarawy in chiusura di primo tempo. Un episodio che si rileverà fondamentale nella partita.
Quando il gioiellino del Milan batte a rete da limite dell’area sono ben sei i calciatori del Napoli all’altezza del dischetto del rigore, due pochi metri dietro. La difesa troppo bassa, la mancanza di cattiveria sul portatore di palla e il ritardo nella chiusura su El Shaarawy di Gamberini e Dzemaili hanno favorito il bel goal dell’attaccante rossonero che ha cambiato la partita. Da quel momento il Napoli, pur in vantaggio e tra le mura amiche del San Paolo, ha iniziato ad avere paura.
Nel secondo tempo l’involuzione del Napoli è stata evidente. Una squadra in piena confusione, non più capace di sfruttare nemmeno una delle sue armi migliori, le ripartenze veloci. I buchi centrali in cui i calciatori del Milan hanno trovato strada libera per arrivare con continuità dalle parte di De Sanctis hanno dimostrato l’indispensabilità di Behrami per garantire, con Inler, un filtro adeguato sulla mediana. Dzemaili non è un mediano ma un trequartista atipico. La reinvenzione tattica di alcuni calciatori di Mazzarri per coprire gli errori di mercato – che in alcuni casi, come quelli di Cavani e Zuniga, hanno dato risultati esaltanti – stavolta non è riuscito.
Il pareggio del Milan, causato dal secondo errore di Gamberini, ha evidenziato ancora di più come far giocare i calciatori fuori ruolo possa sottoporli a prestazioni di basso livello capaci di minare la fiducia degli stessi.
Il pareggio del Milan, causato dal secondo errore di Gamberini, ha evidenziato ancora di più come far giocare i calciatori fuori ruolo possa sottoporli a prestazioni di basso livello capaci di minare la fiducia degli stessi.
Ciò che però preoccupa maggiormente è la confusione tattica in cui il Napoli sembra caduto, anche a causa delle frenetiche scelte di Mazzarri. In un momento in cui gli esterni del Napoli soffrono la scelta del 4-2-3-1 può essere una buona soluzione di ripiego (anche in questo modulo il lavoro degli esterni è sfiancante ma si varierebbe il tema d’attacco, affidandosi ai movimenti e l’estro dei tre calciatori di appoggio a Cavani, nda). L’allenatore ha dichiarato, però, di non contemplare questa soluzione se non a partita in corso. Fatto sta che il Napoli non è riuscito a gestire la palla e far male al Milan nemmeno quando i rossoneri hanno schierato 4 attaccanti puri (Robinho, Bojan, Pazzini ed El Shaarawy, nda), lasciando il centrocampo nelle mani dei soli De Jong e Nocerino (non di certo un incontrista). Soluzione a cui Mazzarri non ha dato nessuna risposta tattica, rimandando la seconda e la terza sostituzione solo agli ultimi minuti di gara dopo il pareggio del Milan. Confermando le difficoltà del tecnico di San Vincenzo nella lettura della gara e/o il calo di stimoli dello stesso. In precedenza Mazzarri aveva ordinato il cambio poco comprensibile tra Mesto e Insigne, colpito da un fastidio muscolare. Dopo questa scelta tattica il Napoli ha arretrato il suo baricentro ed è stato evidenziato che Vargas non è considerato un’alternativa valida nemmeno in caso di assenza in panchina di altri attaccanti (se proprio Mazzarri riteneva indispensabile la presenza di un esterno perché non provare il cileno nella posizione che tanti gli riconoscono come la sua naturale?).
La situazione del Napoli è grave e rischia di peggiorare. In situazioni come queste è fondamentale affidarsi alla scossa di una guida forte, quella che Mazzarri non pare più in grado di assicurare e che tante volte in passato è venuta dal padre/padrone di questo Napoli: Aurelio De Laurentiis. Mi auguro che il presidente del Napoli riprenda in mano la sua creatura e non lasci che questa che poteva essere una grande stagione per il Napoli si trasformi in una bruciante occasione persa e la vanificazione di anni di lavoro e sacrifici. Bisogna recuperare entusiasmo, energie e progettualità. Gennaio è lontano, mancano ancora sei partite di campionato in cui il Napoli deve provare a invertire il trend negativo e chiudere al meglio il girone d’andata.
Il mercato di gennaio sarà un punto decisivo per il futuro del Napoli. Urgono almeno tre innesti di qualità in grado di sopperire ai passati errori.
In una fase in cui l’allenatore non sa garantire la sua disponibilità a proseguire la guida tecnica della squadra è la società che deve imporsi e scegliere i calciatori che ritiene più utili alla crescita della squadra (d’altronde i migliori acquisti del Napoli -Hamsik, Lavezzi e Cavani – sono venuti tutti su iniziativa della dirigenza, nda).
Mazzarri, in attesa di decidere il proprio futuro, non può frenare quello del Napoli. Dovrà sfruttare al meglio i calciatori che la società gli metterà a disposizione, nei ruoli che lo stesso allenatore indicherà come carenti. Se, come credo e sostengo da tempo, Mazzarri dovesse scegliere d’interrompere la propria esperienza partenopea gli faremo i migliori auguri di una carriera colma di successi, gli stessi che auguriamo al Napoli. È il tempo di scelte decise e in questo momento solo De Laurentiis è in grado di prenderne. A fine stagione il presidente del Napoli farebbe bene a ragionare anche su questo aspetto e ripensare l’assetto dirigenziale della squadra. Il Napoli ha bisogno del suo Presidente.
Pompilio Salerno
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