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Il Napoli ferma l’emorragia difensiva

Dopo aver incassato 13 reti con il Novara si è tornati a non subire gol

Una vittoria cercata e trovata, una vittoria anche della difesa. Di una difesa tornata per l’appunto legittima, che ha saputo ritrovarsi, e finalmente riconoscersi nell’assetto abituale e più redditizio. Cioè, quello dei tre senatori davanti a De Sanctis e a supporto Maggio e Zuniga, esterni tuttofare bravi a offendere come nei ripiegamenti. Insomma il cerchio magico con la sua giusta quadratura, quello del pre-Chelsea per intenderci, sembra tornato a pieno titolo nella zona arretrata anche se una rondine potrebbe non fare primavera.

ESPERIENZA E SAGGEZZA- Meccanismi oliati, equilibrio ed esperienza. Il giovane Napoli, se andiamo a ben vedere, non è tanto “evergreen” nello scacchiere difensivo ideale e meno perforabile, ove si pensi che i tre centrali canonici (Campagnaro, Cannavaro e Aronica) più Morgan, superano i trenta e la loro età media è di 32,5, e di 31 se andiamo ad aggiungere i due esterni (Zuniga è l’unico, con 26 anni, ad abbassare la media). E’ perciò giusto dedurne che, esperienza e saggezza in difesa, possano essere e diventare un valore aggiunto per un rush finale in ottica Champions che si preannuncia alquanto movimentato.

L’EMORRAGIA – Se parliamo solo di campionato, tralasciando il doloroso ritorno dello Stamford Bridge, fa specie notare che nelle ultime sette partite, prima di Napoli-Novara, cioè da Parma in poi, gli azzurri abbiano incassato ben 17 gol. Un’inversione di tendenza legittimamente preoccupante, tanto da diventare un vero patema, per una squadra che nei precedenti sette match, cioè da Siena a Parma, era stata invece perforata soltanto quattro volte. Il che fa la bellezza di 13 gol di differenza. Un abisso. Sabato invece zero gol.

LA CHIAVE DI VOLTA – Tutti sopra la sufficienza e il rinnovato presidio di zona da parte di Christian Maggio, uno che sa bene il fatto suo anche in prossimità della propria porta e che peraltro, quando si sgancia, costituisce motivo di continua apprensione per gli esterni opposti. Che, perciò, ci pensano bene più di una volta prima di attaccare. Potrebbe perciò essere il “ghepardo” di Montecchio Maggiore la chiave di volta di una difesa che l’ha ritrovato dopo una serie d’infortuni, a cominciare da quel dannato 14 marzo in terra inglese. Da lì solo uno spezzone con la Juve (25 minuti) e poi il Novara. In mezzo, la bellezza di 13 gol subiti in cinque partite, e la sensazione di aver perso il secondo obiettivo stagionale, la Champions.  C’è però da dire che più volte, in questo periodo avverso, ci ha messo la faccia anche il capitano. Oltre alle gambe. Da vero e proprio punto di riferimento, leader difensivo senza timori di sorta nel guardare in faccia alla realtà e dichiarare a più riprese di volerla cambiare da subito. Prima dell’irreparabile. E’ tornato a sorridere doppiamente dopo vittoria e sigillo personale, raggiungendo con 197 presenze storici baluardi azzurri come Panzanato e Pogliana. E con le idee chiare: « Noi non pensiamo ancora alla Coppa Italia, ma alle cinque finali che restano». Per adesso, l’emorragia bloccata.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

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