Trecento partite in trenta immagini di momenti speciali. Così il club ha voluto salutare il traguardo storico tagliato da uno dei suoi elementi più rappresentativi: Marek Hamsik. Era destino che il «gioiello» di casa De Laurentiis, come ebbe a definirlo qualche anno fa il presidente, dovesse raggiungere trecento gettoni in maglia azzurra proprio al Meazza e proprio contro l’Inter. Ed era destino che in un giorno così speciale per lui dovesse finalmente ritrovare se stesso e ritornare ad essere quel calciatore delizioso che negli ultimi tempi si era smarrito. E’ vero, gli manca ancora il gol. Ma ecco presentarsi l’occasione d’oro, quella finale di Coppa Italia che lui ha già vissuto da protagonista. Sabato gli toccherà la Fiorentina a cui ha fatto gol persino con la cresta dei capelli.
DA CAPITANO. Hamsik rappresenta il prototipo del calciatore legato ad un club e ad una città. Ha partecipato a trecento sfide segnando la storia del Napoli recente, quello nato con De Laurentiis e che è destinato a raggiungere obiettivi sempre più prestigiosi. Si piazza così alle spalle di vere bandiere della storia azzurra, avendone scavalcate tante altre. E non poteva non farlo da capitano. Oggi, dopo la partenza di Paolo Cannavaro quella fascia la porta lui. Ed è pronta ad onorarla come fecero i suoi predecessori: nell’ordine decrescente, Ciro Ferrara, Moreno Ferrario, Antonio Juliano e Giuseppe Bruscolotti. Personaggi che sono rimasti nel cuore dei tifosi meno giovani mentre lui è entrato nel cuore delle nuove leve. Non a caso nel periodo in cui ha patito il lungo stop per infortunio, sono stati proprio i fan più giovani a stargli vicino, ad incoraggiarlo, a credere in lui. Hamsik è un calciatore che si sente legato alla causa del Napoli. In trecento sfide ha dato sempre tutto se stesso in campo. E la gente sa realizzare chi non si tira mai la gamba indietro, chi vorrebbe uscire sempre da trionfatore, chi soffre per davvero per una battuta d’arresto. Probabilmente non possiede il carisma di un capitano d’altri tempi ma Hamsik rispecchia in pieno l’emblema del calciatore legato ad un club ed ad una città. E non poteva mancare la sottolineatura del traguardo sul sito: «Orgoglioso di aver raggiunto trecento presenze in maglia azzurra» , ha scritto per sottolineare quello che è un evento per un professionista e che il club vorrà celebrare con un medaglia al prossimo incontro casalingo davanti al pubblico amico, se non proprio all’Olimpico in occasione della Coppa Italia.
LUI E L’INTER. Benitez ha voluto stimolarlo a dovere dopo averle tentate tutte per farlo ritornare quello di prima. E al Meazza l’ha tenuto in panchina prima di lanciarlo nella mischia a gara in corso e scoprire che il vero Hamsik c’è di nuovo e chissà che non esploda proprio nella gara che vale un trofeo. Ma l’Inter per Hamsik, ancor prima del Milan che anni fa ebbe la forza di rifiutare, è stato da sempre il club che l’ha rincorso di più. Furono i collaboratori di Roberto Mancini anni fa ad individuarne il talento. La richiesta di Corioni del Brescia scoraggiò Moratti ma non Pierpaolo Marino che convinse De Laurentiis ad investire cinque milioni e mezzo di euro su quel ragazzo ancora sconosciuto e così giovane. Oggi l’Inter vorrebbe tornare alla carica. E nella scia dei neroazzurri si sono inseriti i club della Premier League. Ma Marek non si tocca e giammai se ne priverebbe De Laurentiis (ed anche Benitez) sempreché dopo sette anni e trecento gare insieme lo slovacco non decida che sia arrivato il momento di cambiare aria e ritrovare nuovi stimoli.
Fonte: Corriere dello Sport
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