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Il Napoli è una macchina perfetta e funziona quasi a memoria

E stavolta, chi segna? La macchina da gol, quell’oggetto infernale che aggiunge sistematicamente un posto a tavola, non perde un colpo, e da Cesena a Vila-Real, dunque dal campionato alla Champions, dall’estate all’autunno e in attesa dell’inverno, s’è inceppata solo quattro volte. I numeri non mentono (quasi) mai, ma in questo viaggio meravigliosamente bello avviato il 10 settembre al Manuzzi e sublimato il 7 dicembre a «El Madrigal» ci sono ottantanove giorni di diavolerie d’ogni genere e specie, invenzioni personali o strategie particolari su palle inattive, gioielli di rara bellezza e perfidi tap in da antichi bucanieri, un campionario che racchiude il Napoli nelle sue dieci facce del gol.

EL MATADOR – E segna sempre lui, alla faccia della (presunta) crisi che l’ha colpito nel suo novembre nerissimo come la fuliggine: poi, dal camino è uscito la fumata bianca, perché el matador è tornato. Sette gol in campionato – con tanto di tripletta al Milan – quattro in Champions – con tanto di doppietta al Manchester City: insomma, se tanto vi dà tanto, tantissimo gli è dovuto, a questo artificiere dell’ultima ora.

IL SEGNO DEL POCHO – Pensavate, voi, che avesse dimenticato come E’ una macchina perfetta e funziona quasi a memoria dalla prima a Cesena fino a Vila Realsi fa… Gol a Cesena, alla prima giornata o forse sarebbe meglio dire al primo pallone giocabile, dopo un paio di giri di lancette, poi la solita sfornata di assist. Ma i record, pure quelli negativi, son fatti per essere (ab)battuti e Lavezzi, con l’Udinese, proprio nell’istante in cui il big ben suonasse l’anno esatto di astinenza al San Paolo, s’è messo a prendere a pallate l’Udinese; e poi ha provveduto a stendere il Lecce, sgretolando con doppia finta e sassata. Gli manca l’acuto in Champions, però domani sera è di nuovo campionato e, attendendo febbraio, chissà!

MAREKIARO – Sarebbe in perfetta armonia con se stesso, se non gli fosse andata male dal dischetto: un rigore neutralizzato da Julio Cesar, uno buttato in curva con la Juventus, e poi tre perline in campionato e due in Champions, entrambe al Villarreal. Hamsik ha una media da far ricordare Lampard e Gerrard, capocannoniere azzurro nel calcio prima di Cavani, centrocampista con licenza di segnare sempre e comunque: un anno fa, è arrivato a dodici in campionato; stavolta, va a rilento, perché prima andava fortissimo: ma l’anno che verrà è ancora distante.

CHI L’AVREBBE DETTO? – Nella galleria del primo quadrimestre, ci sono fotine sparse qua e là: Campagnaro – ad esempio – che ci prende talmente gusto e dopo aver bagnato il debutto di Cesena, comincia a demolire l’Inter; oppure Maggio a san Siro travolge il povero Nagatomo e poi s’inventa il pallonetto per battere Julio Cesar, e Mascara che regala l’effimero con il Parma; o Pandev, che illumina la notte con la Juventus, con la doppietta da applausi; o la randellata dal limite area di Dzemaili con il Lecce.  Ma la Champions mostra altri volti inediti del gol: Fernandez, all’Allianz Arena, si vendica di se stesso e va a farne due; e poi Inler che ridà colore alla sua prestazione e ai volti bianchi del Napoli a «El Madrigal». Dieci uomini-gol. E però con lode.

La Redazione

A.S.

Fonte: Corriere dello Sport

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