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Il Napoli è un orologio svizzero

Grazie ai tre centrocampisti la squadra è più equilibrata

Battiti regolari, non si sgarra. Il cuore del Napoli, il centrocampo e dunque il metronomo, è preciso come un orologio svizzero. Anzi, è proprio svizzero: Gokhan Inler, Blerim Dzemaili, Valon Behrami. Un tris singolare per la storia di un Napoli da sempre di estrazione prettamente sudamericana e che, finora, non era mai andato oltre David Sesa. L’isolato predecessore. Abbondanza, dunque. Feeling particolare, speciale: a Mazzarri, evidentemente, piacciono i mediani svizzeri; piace la loro professionalità e il loro modo di interpretare il ruolo. I tre colleghi, e amici, che nel frattempo hanno già collezionato tutti 2 presenze in campionato, sono in Nazionale e salutano così attraverso i vari social network a disposizione: “Forza Napoli!” . Un chiodo fisso. Precisi.

SEMPRE PRESENTI – E allora, cuore e muscoli svizzeri: Inler e Dzemaili quelli di più antica militanza – si fa per dire – e poi da luglio anche Behrami. Espressamente richiesti da Mazzarri, tutti e tre: il tecnico insiste sui suoi guerrieri e li alterna regolarmente in mezzo. Certo, in cima alla lista dei suoi cosiddetti titolarissimi ci sono Inler e Behrami, ma su Dzemaili conta spesso e volentieri, e Blerim, dal canto suo, non solo non risparmia grinta e corsa, ma ogni tanto riesce anche a piazzare la mazzata vincente, dotato com’è di un tiro secco, forte e preciso. Tipo domenica con la Fiorentina. Sempre presenti, insomma: sia a Palermo sia al San Paolo.
LA SVOLTA – In realtà, Inler e Behrami hanno sfilato anche a Pechino con la Juve, mentre Dzemaili ha dovuto saltare la finale di Supercoppa per un turno di squalifica da scontare. Si rifarà. Nel frattempo, i minuti collezionati finora, e dunque i numeri che ne confermano l’utilizzo (e l’utilità): Behrami 149, con due fregi da titolare; Dzemaili 127, in panchina all’esordio e poi dall’inizio con la Fiorentina; Inler 122, in campo dal fischio d’inizio al Barbera e poi subentrato con ottimi risultati domenica con i viola. Sì Gokhan detto Gogi, 28 anni da Olten, dintorni di Zurigo ma origini turche, ha cambiato volto alla partita con la squadra di Montella. E a dirlo è stato proprio Mazzarri: lui entra al 7′ del secondo tempo e gli azzurri piazzano l’uno-due tra il decimo e il trentesimo minuto. Ottimo davvero, l’impatto su una serata che fino a quel momento aveva visto il Napoli soffrire proprio in mediana. «Vale di più vincere partite così difficili. Ora due gare con la Nazionale, vogliamo il Mondiale, e poi di nuovo tutti al San Paolo. Forza Napoli!» , ha scritto sul suo profilo Twitter. Un toccasana per la squadra e per se stesso: è il più dotato dei tre svizzeri, tecnicamente e tatticamente, e nei piani dell’allenatore deve essere il faro del gioco. Il popolo del San Paolo, finora, ha conosciuto soltanto un po’ del vero Inler: le potenzialità e i margini sono tutta un’altra storia. Non resta che esplodere.
LA GARANZIA – Sorprende sempre, invece, Dzemaili: carattere duro come il granito, capacità atletiche notevoli e un’invidiabile leggerezza psicologica. Una garanzia. Non è raffinato nei tocchi, no, però non si risparmia mai il ventiseienne giocatore nato a Tetovo, in Macedonia. E poi capita che spacchi le partite con il piede-cannone: tira da fuori, e davvero bene sia di destro sia di sinistro, indifferentemente, e alla fine della stagione certi particolari, certi gol, potranno anche risultare determinanti.
BELLA NOVITA’ – Rispetto ai compagni, arrivati a Napoli nel bel mezzo dell’estate 2011, il San Paolo ha cominciato soltanto ora a fare amicizia con Behrami. Ventisette anni, kosovaro di Mitrovica cresciuto a Lugano, Valon è un jolly utile come pochi: mediano per vocazione, esterno per necessità, lui non si tira mai indietro. «Ogni volta che scendo in campo, ricordo tutti i sacrifici della mia famiglia per farmi giocare e crescere sano, sin dalla guerra in Kosovo, e gli stimoli schizzano a mille» . Fame di calcio e di vittorie, Mazzarri lo considera una base degli undici: lo ha voluto con convinzione, lo schiera regolarmente. E finora ha avuto decisamente ragione.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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