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Il Napoli e la Coppa Italia, prove di grandezza

La coppa Italia è da anni ormai l’occasione per gli allenatori delle squadre maggiori di dare spazio e gratificazione, almeno nei turni iniziali, ai tanti calciatori che faticano assieme ai titolari durante la settimana senza la realistica prospettiva di poter giocare né campionato né nelle coppe europee. Non fa eccezione il Napoli di Mazzarri, da due anni ormai rientrato nell’élite del nostro campionato.

Relegata da anni a competizione di secondo piano, la coppa nazionale ha recuperato un po’ di considerazione da parte dei club nostrani da quando la Federazione ha deciso che l’eventuale vittoria della Coppa garantisce l’accesso all’Europa League (in caso di non partecipazione ad una competizione maggiore, nda). Il Napoli di De Laurentis, però, non considera la Coppa Italia come una valida porta d’accesso all’Europa League – competizione poco amata dal presidente azzurro – quanto la possibilità concreta ed immediata di rivincere un trofeo, il primo della propria gestione.

Proprio come nella scorsa stagione al Napoli si presenta l’occasione di affrontare i due turni ad eliminazione diretta in partita secca, ottavi e quarti di finale, tra le mura amiche del San Paolo. Similmente alla scorsa edizione, poi, tra gli azzurri ed una probabile sfida all’Inter al turno successivo, il tabellone presenta la partita con una squadra emiliana di medio-bassa classifica.
Le similitudini si possono allargare alla fame di vittorie che ha il gruppo creato e cementato da Mazzarri, alla voglia di regalare un successo all’impagabile affetto di un’intera città, in questi giorni nuovamente sotto l’attacco mediatico di quanti vogliono relegarla a vecchi cliché, soffocandone i tentativi di cambiamento.

Le similitudini, però, si fermano qua perché nel costante progresso di crescita e maturazione del Napoli sono mutate le condizioni e le reali prospettive di successo. E’ mutata la consapevolezza nei propri mezzi, esemplare in tal senso l’autorevolezza con cui ha vinto contro il Palermo, ed è mutato il valore tecnico medio della rosa a disposizione del tecnico azzurro.
La differenza è evidente comparando le formazioni scese in campo nel primo turno di coppa Italia a distanza di soli 12 mesi.
Il 18 gennaio 2011 contro il Bologna il Napoli schierò inizialmente: Iezzo, Santacroce , Cribari, Aronica, Zuniga, Pazienza, Yebda, Vitale, Hamsik, Sosa e Lavezzi. Domani dovrebbero scendere in campo a difendere i colori azzurri: Rosati, Grava, Fernandez, Britos, Zuniga, Dzemail, Donadel, Maggio, Chavez, Pandev, e Vargas (Sei nazionali e un portiere di belle speranze), riscontrando nel debutto dell’asso cileno il tema di maggior interesse e nella probabile fascia di capitano a Grava la conferma del grande valore che la società e l’allenatore danno alla gestione del gruppo, fondamentale ed indefettibile premessa ad ogni progetto duraturo di successi.

Sebbene la squadra di Arrigoni in formazione rimaneggiata non rappresenti un test probante, dalla partita con il Cesena Mazzarri e Bigon proveranno, inoltre, a raccogliere preziose indicazioni per il prosieguo della stagione e per le imminenti strategie di mercato da attuare nella finestra di gennaio.  L’esordio in partite ufficiali di Britos e Donadel chiarirà se l’acquisto del difensore greco può essere considerato la soluzione alla cronica  mancanza di un marcatore mancino di primo livello – sopperita fino ad oggi dall’eccellenti prove del non più giovane Aronica – e se si potrà contare sul centrocampista di Conegliano come esperta alternativa al duo di centrocampo Inler-Gargano.
I continui infortuni del centrocampista ex fiorentina hanno minato le certezze di Mazzarri e della società di poter contare su di lui per non snaturare troppo una zona nevralgica del gioco azzurro in caso di turn over. Nell’eventualità che il “provino” di Donadel non convincesse il tecnico la società lo lascerebbe libero di accasarsi presso le squadre che gli hanno già mostrato interesse (Genoa e Palermo, nda) e tornerebbe sul mercato per assicurarsi le prestazioni di un giocatore in grado di ricoprire in maniera ambivalente sia i compiti di copertura che quelli d’impostazione di manovra, potendo così dare il cambio sia a Gargano cha ad Inler e formando con Dzemaili una valide asse di riserva centrocampo.

I progetti di gloria del Napoli europeo di De Laurentis passano anche per la bistrattata Coppa Italia, preziosa palestra per scalare l’ultimo gradino di una faticosa rinascita cominciata sette anni fa: imparare a vincere.
Imparare a gestire gl’impegni su più fronti senza intaccare il rango dei propri colori è prerogativa delle grandi squadre europee e italiane che dominano dentro e fuori i confini nazionali e con le quali intende arrivare a competere.
La grandezza della storia di una squadra si scolpisce tanto nel cuore caldo dei tifosi quanto nei freddi almanacchi degli statistici. Il Napoli è pronto a ridare lustro alla sua storia, vincere la coppa Italia sarebbe un ottimo modo per farlo.

 

A cura di Pompilio Salerno

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