«Al San Paolo diventa sempre più complicato sbloccare le partite. Ormai gli avversari ci temono e si chiudono sempre di più. Evidentemente riusciamo ad esprimerci meglio fuori casa», così dichiarò Mazzarri dopo il pari con il Bologna, giunto a quattro giorni di distanza dalla gara sofferta con il Cesena di Coppa Italia. Ora il campionato prospetta due trasferte consecutive agli azzurri, Siena e Genova. In teoria, il Napoli dovrebbe trovarsi più a suo agio. In pratica, si tratta di ritrovare quel piglio mostrato a sprazzi in questo torneo e riconquistare così quell’etichetta che rappresenta ancora uno dei vanti principali dell’allenatore: Napoli, la squadra corsara del torneo.
L’ANNO SCORSO DA RECORD -Lavezzi e soci se ne appropriarono durante la scorsa stagione, allorché venne stabilto il record assoluto del club per quanto riguarda le vittorie in trasferta in un campionato a venti squadre: ben nove. A tanto era arrivato anche il Napoli del secondo scudetto, quello guidato da Albertino Bigon, il papà dell’attuale ds ma le formazioni erano diciotto. Quello del Napoli tornato in Champions dopo ventidue anni, invece, resterà nella storia. Nove vittorie in trasferta che riuscirono a tamponare anche qualche passo falso interno (sconfitte con Chievo, Milan ed Udinese). Quest’anno, invece, il Napoli, preso dagli impegni di Champions (e da rotazioni obbligate) non è riuscito ad andare al di là di tre «colpacci», avvenuti peraltro in periodi diversi, tra settembre e ottobre in casa del Cesena e dell’Inter, agli inizi di gennaio a Palermo, senza tralasciare l’importante exploit di Vila Real che ha prodotto la qualificazione nella massima competizione europea. Mancanza di convinzione? Incapacità di ripetersi? O cos’altro? Più probabile una certa casualità, dipesa dall’assenza di qualche pedina importante, dagli episodi che non hanno girato a favore, dallo scadimento di forma di chi avrebbe dovuto finalizzare. Sta di fatto che il Napoli, lontano dal San Paolo non ha mostrato più quel cinismo tipico delle squadre corsare, spesso si è lasciato aggredire dall’avversario senza avere la forza di reagire e pungere. Ma gli uomini sono gli stessi ed il modulo di gioco anche. Evidentemente sarà solo questione di ritrovare la determinazione necessaria per imporsi ovunque e la personalità nel condurre in porto un risultato importante. Dopo l’exploit di Palermo, ecco, dunque, l’esame-Siena.
MENTALITA’- Fu Mazzarri con il suo avvento in panchina a dare una sterzata. Sei vittorie fuori casa al primo anno (con Donadoni, nessuna). Il tecnico toscano trasmise allo spogliatoio una nuova mentalità: osare sempre in possesso di palla, anche lontano dal San Paolo. E lentamente il Napoli acquistò una sicurezza che non aveva prima. Si convinse che avrebbe potuto fare risultato ovunque. E così avvenne nel campionato scorso allorchè vennero espugnati campi notoriamente «caldi». Lo stesso atteggiamento, poi, tenuto anche in Europa, come dimostrato dal pari in casa del City e la vittoria al Madrigal dove nessuna italiana era riuscita nell’impresa. Ora si tratta solo di riprendere quel filo del discorso interrotto per una serie di ragioni, non escluso qualche tremolio di troppo in fase difensiva. Al resto penseranno Cavani, in gol da quattro gare consecutive, Coppa Italia compresa; Hamsik, che smania dalla voglia di farsi perdonare qualche distrazione di troppo; Pandev che a Palermo diede il là al successo; e Lavezzi che si è stancato di farla da spettatore e non vede l’ora di tornare ad essere protagonista. Ma prima, evitare di dover rincorrere il risultato come accadde a Bergamo o anche a Novara.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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